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CANTONE«64 fontanieri? Sì, ma la maggior parte lavora come semplice impiegato»

15.01.19 - 10:14
L'Associazione fontanieri Ticino prende posizione sulla risposta governativa all'interrogazione interpartitica che chiedeva di «valorizzare» il ruolo di questa categoria professionale
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«64 fontanieri? Sì, ma la maggior parte lavora come semplice impiegato»
L'Associazione fontanieri Ticino prende posizione sulla risposta governativa all'interrogazione interpartitica che chiedeva di «valorizzare» il ruolo di questa categoria professionale

BELLINZONA - «64 fontanieri formati dal 2012, ma la maggior parte lavora come semplice impiegato». L'Associazione fontanieri Ticino prende posizione riguardo alla risposta del Governo all'interrogazione  interpartitica - presentata da Henrik Bang Raoul Ghisletta (PS), Felice Campana, Ivano Lurati (Lega), Alessandro Cedraschi, Fabio Schnellmann (PLR), Giorgio Fonio e Lorenzo Jelmini (PPD) - mettendo i "puntini sulle i".

L'Associazione - che richiede la pubblicazione integrale del proprio comunicato - precisa infatti che in Ticino «sono pochissimi i fontanieri che operano al 100%, mentre gli altri sono semplici impiegati». Ma non solo, perché in alcuni casi per questo ruolo «vengono incaricate persone senza la dovuta formazione»,  che senza saperlo «hanno la responsabilità di un’importante derrata alimentare di larga distribuzione».

Di seguito la versione integrale del comunicato:

In un articolo che riporta la risposta del governo all’interrogazione dei deputati Bang, Ghisletta, Campana, Lurati, Cedraschi, Schnellmann, Fonio e Jelmini per l’urgenza di emanare disposizioni più consone relativamente la figura del fontaniere, si parla di 64 fontanieri formati, di cui 60 operano in Ticino. Certo, anche i 5 che si sono ritirati e gli undici che non hanno superato la prova operano in Ticino, ma ciò non vuol dire che almeno 60 abbiano la possibilità di operare da fontaniere, in Ticino infatti solo pochissimi operano al 100% con questo titolo, gli altri sono semplici impiegati. In altri casi addirittura a svolgere il lavoro di fontaniere vengono incaricate persone senza la dovuta formazione, persone che a loro insaputa hanno la responsabilità di un’importante derrata alimentare di larga distribuzione. Persone che rischiano anche di trovarsi loro malgrado responsabili per le gravi conseguenze che potrebbero sussistere in caso di errata manipolazione dei sofisticati impianti di controllo e distribuzione. Non dimentichiamo che i veri responsabili non sarebbero loro. La SSIGA svolge sì un ruolo centrale in quanto si adopera a salvaguardia dell’oro blu che viene bistrattato su vari fronti. “Auspicare una formazione” non significa che tale formazione sia superflua, tutt’altro. La SSIGA non ha l’autorità di dichiararne l’obbligo e può quindi solo auspicare che intervenga il governo a riconoscere il diritto ad una salvaguardia del diritto del cittadino. A tal proposito si segnala l’intenzione di disciplinare i requisiti professionali per i responsabili degli acquedotti nell’ambito dell’attuazione della nuova legge sulla gestione delle acque che sarà sottoposta prossimamente al Gran Consiglio per adozione. Raggiungere il nostro obiettivo come AFT non è una leggerezza che si può procrastinare entro i prossimi 10 anni. Dev’essere immediata, qui, adesso.

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