Il Gruppo PS-PC si rivolge al Municipio di Lugano a seguito del post su Facebook di Lorenzo Quadri: «Forse a volte si dimentica delle cariche politiche che ricopre»
LUGANO - Manuele Bertoli ha chiesto scusa a Liliana Segre in occasione dell’incontro che si è tenuto lunedì con i liceali ticinesi. Il direttore del DECS ha spiegato che la senatrice italiana «è stata vittima di leggi sbagliate, anche delle nostre che non hanno saputo dare accoglienza». L’episodio è legato a quando la Segre e suo padre, ebrei di Milano, furono respinti da un ufficiale ad Arzo, il 7 dicembre del 1943. In seguito venne incarcerata e spedita nel campo di concentramento dove è sopravvissuta «per miracolo».
Delle scuse «sia a titolo personale che come esponente del Governo cantonale» che Liliana Segre ha apprezzato, spiegando di «non portare rancore alla Svizzera, ma solo a quell’ufficiale che ha condannato a morte la sua famiglia».
Il gesto del direttore del DECS, però, non è stato apprezzato da Lorenzo Quadri, che sul proprio profilo Facebook ha accusato Bertoli di «farsi campagna elettorale, fare propaganda pro-frontiere» e insieme alla sinistra «diffondere odio» e «alimentare l’antisemitismo», «insistendo per far entrare tutti i rifugiati, parecchi dei quali sono islamisti antisemiti».
Su questo post il Gruppo PS-PC in Consiglio comunale a Lugano ha deciso di interrogare il Municipio, chiedendo all’Esecutivo se «condivida quanto pubblicato/dichiarato sui social dal municipale Lorenzo-Quadri».
Per i firmatari - Simona Buri, Tessa Prati, Demis Fumasoli, Raoul Ghisletta, Carlo Zoppi, Nina Pusterla e Antonio Bassi - «forse a volte Quadri si dimentica delle cariche politiche che ricopre» e le sue dichiarazioni sono «diffamatorie, false, uno spaccio di puro odio».
Ancora una volta le scuse vengono rivolte anche a Liliana Segre: «È giusto essere coscienti dei risultati che si ottengono con lo spaccio di odio. Ce ne vergogniamo, ma purtroppo anche in Ticino il livello politico può cadere così in basso da diventare offensivo e di cattivo gusto».
«Non mi censureranno» - È stata immediata - ancora una volta su Facebook - la reazione di Lorenzo Quadri all'interpellanza. «Se i compagni credono in questo modo di poter censurare le voci a loro sgradite, possono stare sicuri che otterranno l'effetto contrario».