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CANTONE / BERNAAccordo sui frontalieri sfumato, Chiesa: «Il Cantone rimarrà con un pugno di mosche?»

20.11.18 - 09:30
Il consigliere nazionale ha interrogato il Consiglio federale: «Intende prendere delle iniziative nei confronti dell’Italia o si accontenta di subire le conseguenze delle scelte di Roma?»
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Accordo sui frontalieri sfumato, Chiesa: «Il Cantone rimarrà con un pugno di mosche?»
Il consigliere nazionale ha interrogato il Consiglio federale: «Intende prendere delle iniziative nei confronti dell’Italia o si accontenta di subire le conseguenze delle scelte di Roma?»

«L’accordo sui frontalieri è ormai sepolto? Il Ticino rimarrà con un pugno di mosche in mano?» Sono solo alcune delle domande contenute nell’interrogazione urgente inoltrata dal consigliere nazionale Marco Chiesa.

Secondo quanto riportato in data odierna dal quotidiano La Regione, la sottoscrizione dell’accordo sui frontalieri, parafato dalla Svizzera e dall’Italia nel 2015, è definitivamente congelata per decisione del parlamento italiano. Dando seguito a una mozione di due deputati pentastellati tutto il processo si sarebbe “sciolto come neve al sole” alla camera dei deputati. «In buona sostanza, dopo anni di negoziazione tra le parti, fiumi di parole, accuse e controaccuse, avanzate e retromarce, tutto rimarrebbe come è allo stato attuale» riassume Chiesa. I frontalieri continueranno a pagare le imposte alla fonte in Svizzera e i Cantoni svizzeri continueranno a riversare i ristorni in Italia. «Nelle casse ticinesi mancheranno almeno una dozzina di milioni supplementari e la tassa d’imposta dall’attuale 61,2 per cento non salirà dunque al 70 per cento» si legge nel testo dell’interrogazione.

«Siamo forse giunti alla fine di una telenovela gattopardesca dove tutto cambia affinché nulla cambi. E la Svizzera, zelante prima della classe, perde nuovamente la faccia o quanto meno i suoi negoziatori e la nostra classe politica non escono certo con risultati brillanti».

In particolare Chiesa chiede al Consiglio federale quale sia lo stato di sottoscrizione dell’accordo sui frontalieri, e se corrisponda al vero che «l’accordo sui frontalieri è oramai sepolto e non vi è un barlume di speranza che possa entrare in vigore nei prossimi anni». Il consigliere nazionale indaga anche in merito alla Roadmap stabilita con l’Italia, alla compensazione per il Canton Ticino e all’accesso al mercato finanziario.

Ecco le domande:

    • Qual è la valutazione complessiva del Consiglio federale in merito alla Roadmap stabilita con l’Italia? Vi sono forse ingenuità da attribuire alla nostra delegazione?
    •  Quali vantaggi ha ottenuto il nostro Paese dall’Italia e quali contropartite ha effettivamente concesso la Svizzera nell’ambito della Roadmap?
    • Il Consiglio federale intende prendere delle iniziative nei confronti dell’Italia o si accontenta di subire le conseguenze delle scelte di Roma?
    • A suo tempo il Consiglio federale aveva rifiutato di immaginare una compensazione per il Canton Ticino in caso di una mancata sottoscrizione dell’accordo. Il mio Cantone rimarrà dunque con un pugno di mosche in mano?
    • Nella Roadmap si configurava anche l’accesso al mercato finanziario italiano. A che punto siamo su questo fronte? Gli operatori ticinesi possono sperare che a breve tale accesso sia sbloccato? Sono previste pressioni da parte Svizzera nei prossimi tempi affinché l’accesso sia garantito?

Il Consiglio federale è chiamato a rispondere durante la prossima sessione invernale, che prenderà avvio il 26 novembre. 

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