La controversa legge è stata abrogata oggi dal Gran Consiglio. Pronta un’iniziativa per la creazione di un albo compatibile con il diritto superiore
BELLINZONA - Dopo sei anni e un giorno cala infine il sipario sulla Legge sulle imprese artigianali (LIA). Il Gran Consiglio ticinese, al termine di un lungo dibattito, ha deciso oggi di abrogare la controversa legge con 47 voti a favore, 11 contrari e 13 astenuti.
Nonostante i rischi di un vuoto legislativo, in Parlamento ha quindi prevalso la volontà di prendersi il tempo necessario, evitando «soluzioni affrettate», come ribadito nel corso della discussione da più granconsiglieri. Un’iniziativa parallela per la creazione di un albo che sia compatibile con il diritto superiore - come confermato dalla relatrice di maggioranza Amanda Rückert (Lega) - è già pronta per essere depositata.
Il sostegno del Governo - Nel suo intervento prima del voto, il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali ha portato l’adesione del Governo all’abrogazione della legge, affermando però come «al di là dei rimpalli di responsabilità, oggi perdiamo tutti». Il consigliere di Stato ha inoltre confermato il sostegno alla proposta di Maurizio Agustoni (PPD), che chiedeva di restituire la tassa per l’anno 2018 alle ditte.
La stoccata a Zali - Le discussioni sul controverso albo hanno pure fatto da sfondo all'ennesimo "scontro" (oggi unilaterale) tra Pronzini e il direttore del DT, con il deputato MPS che ha pesantemente puntato il dito contro i responsabili della «mostruosità giuridica».
«La LIA è un prodotto del DT, capitanato da quel genio del diritto che risponde al nome di Claudio Zali», ha tuonato Pronzini, poi bacchettato sia dalla prima cittadina che dal collega Giorgio Galusero (PLR), che - tra gli applausi - lo ha invitato a smetterla di denigrare il Consiglio di Stato.