Un'interpellanza chiede al Governo se "La scuola che verrà" sia ispirata alla riforma scolastica adottata in Francia negli anni Ottanta. «A due settimane dal voto si sposta l'attenzione dal contenuto»
BELLINZONA - Non si è fatta attendere la risposta del direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) Manuele Bertoli in merito all'interpellanza interpartitica che chiede al Governo se "La scuola che verrà" sia ispirata alla riforma scolastica adottata in Francia negli anni Ottanta dall’allora governo socialista Jospin.
«Non posso che deplorare il tentativo di discredito messo in atto dai contrari al credito sulla sperimentazione del progetto - si legge nella nota del direttore del DECS -, fondato sulla ricerca di alcune banali analogie terminologiche tra frammenti di diversi testi prodotti dal mio Dipartimento (un rapporto, un progetto di messaggio, il testo del piano di studio) e altri frammenti sparsi di un autore francese, peraltro relativi a concetti di largo uso nelle scienze dell’educazione».
Bertoli spiega inoltre di avere chiesto a Emanuele Berger, capo Divisione della scuola e responsabile del progetto e del gruppo redazionale, di rispondere all’accusa di plagio avanzata dal deputato Andrea Giudici.
Il Governo risponderà all'interpellanza sottoscritta da Paolo Pamini, Boris Bignasca, Cleto Ferrari, Lara Filippini, Tiziano Galeazzi, Sergio Morisoli, Maruska Ortelli, Gabriele Pinoja e Massimiliano Robbiani. I deputati domandano al Consiglio di Stato se «il DECS, il suo Direttore, ed i suoi alti funzionari abbiano mancato di menzionare le fonti ispiratrici delle proposte di riforma avanzate, se abbiano pubblicamente negato tali nessi malgrado la loro presenza e se addirittura abbiano omesso di informare le parti sugli esiti di studi e verifiche fatte».
Il direttore del DECS, dal canto suo, precisa che «le accuse sono del tutto infondate» e conclude: «È triste dover osservare che a due settimane dal voto si intenda deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dai contenuti dell’oggetto in votazione utilizzando il metodo della denigrazione e tentando maldestramente di colpire nella sua integrità professionale chi lavora da anni alla riforma».