I Giovani Udc commentano la bocciatura del Gran Consiglio dell'iniziativa cantonale “Prima i Nostri”
BELLINZONA - Ieri il Gran Consiglio ha deciso di non applicare il principio di preferenza indigena voluto dal popolo. Per i Giovani Udc del Ticino, «il Parlamento ha per l’ennesima volta voltato le spalle ai ticinesi e ai cittadini che nel settembre 2016 diedero un chiaro segnale alle calde cadreghe del Palazzo delle Orsoline».
In Gran Consiglio, tra i contrari all’attuazione di “Prima i Nostri”, «si argomentava dicendo che di tanto in tanto non spetta al popolo decidere ma bensì al Legislativo, contraddicendo quindi il principio di democrazia diretta e quindi il diritto che vige oggi in Svizzera di raccogliere firme per portare la popolazione al voto. Facendo ciò gran parte del legislativo cantonale si è rifiutato di mettere in atto la volontà popolare, mancando al proprio sacrosanto dovere di mettere in atto la volontà dei cittadini espressa alle urne», questo il pensiero dei giovani Udc.
«Prima i Nostri, un concetto basilare che nemmeno dovrebbe essere messo in discussione a nostro modo di vedere, non è stato apprezzato e non è gradito a tutti quegli imprenditori e politici con la cadrega sicura che preferiscono arricchirsi ed economizzare con l'assunzione di lavoratori da oltre confine piuttosto che assumere residenti in disoccupazione e giovani appena entrati nel mondo del lavoro. Giovani ticinesi che finiti gli studi universitari o l’apprendistato optano per un’esperienza fuori cantone o addirittura all’estero, spesso senza neanche ritornare in Ticino, soprattutto in un periodo come questo dove trovare un lavoro e percepire un salario dignitoso è sempre più un’impresa assai ardua».
«Non possiamo restare a sentire certe personalità del mondo economico e politico dire che il numero di impieghi aumenta omettendo però il fatto che anche i disoccupati in Ticino e frontalieri aumentano! Per non parlar poi della diminuzione dei salari in molti settori a causa della sempre maggior presenza di frontalieri. Ma ovviamente in quel di Bellinzona in molti o non l’hanno ancora capito o semplicemente voltano le spalle al popolo negando il problema piuttosto che affrontarlo!», conclude il comunicato.