Il Partito Socialista chiede chiarezza al Governo su rimborsi, bonus e cassa pensione. La proposta di risarcimento dell'MPS? «Richiesta prematura»
BELLINZONA - È «inaccettabile» che siano gli stessi Consiglieri di Stato a stabilire la propria buona uscita una volta giunti al termine del proprio rapporto di lavoro. A sottolinearlo oggi è il Partito Socialista, che in una nota punta il dito verso l’assenza di «una base legale chiara» nei confronti della nota di protocollo - mai approvata dall’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio - che stabilisce il diritto a due mesi di stipendio e ad un «regalo» fino ad un massimo di 10mila franchi per i membri uscenti dell’Esecutivo cantonale.
La questione dovrà essere affrontata «contemporaneamente all’annosa questione dell’assoggettamento dei Consiglieri di Stato alla cassa pensione», tuttora in attesa di implementazione, precisano i socialisti, mettendo in evidenza il «netto contrasto tra le celerità con cui il Governo ha portato avanti i tagli alla socialità e alla politica famigliare, con la recente manovra di rientro finanziario, e la lentezza» con cui è stato invece trattato il loro dossier.
«Scelta prematura» - Sul fronte rimborsi infine, Gruppo parlamentare e Partito socialista hanno ritenuto «prematura» la proposta dell’MPS di avviare una procedura parlamentare per decidere un risarcimento da parte dei Consiglieri di Stato, preferendo attendere la decisione del Procuratore generale John Noseda, che ha recentemente sentito il Presidente del Governo per chiarimenti, e chiedendo nel frattempo all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio e alla Commissione della gestione di incaricare il Controllo cantonale delle finanze di stilare un rapporto sulla problematica.