Sui frontalieri Roma ancora tace, il direttore del DFE dice: «Aspettiamo il voto italiano»
LUGANO - Nonostante la Destra sia tornata ad aleggiare lo spettro del blocco dei ristorni ai frontalieri, tutto tace sul fronte italiano per quanto riguarda la fatidica firma di Roma sugli accordi fiscali tra Svizzera e Italia. Ma un’altra provocazione simile al congelamento dei ristorni ai frontalieri italiani effettuata nel 2011 da Norman Gobbi, Paolo Beltraminelli e Marco Borradori (all’epoca dei fatti consigliere di Stato) sarebbe meglio evitarla. «Al momento un blocco dei ristorni non è un tema in discussione in Consiglio di Stato» ci dice il Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle finanze e dell'economia (DFE) Christian Vitta.
Eppure lo scorso anno, in estate, il Governo ticinese aveva chiesto alla presidente della Confederazione Doris Leuthard di fare pressing su Roma per ottener la sottoscrizione degli accordi fiscali tra Svizzera e Italia. Nulla finora è successo. «I nostri contatti con l’autorità federale sono regolari - spiega Christian Vitta - tuttavia, i tempi legati alla firma dell’accordo dipendono essenzialmente dal processo politico interno all’Italia. In questo senso è presumibile che le elezioni della prossima primavera giocheranno un ruolo importante».
Come giudica questo silenzio italiano, chiediamo al Direttore del DFE. «Da parte nostra ci attendiamo un atteggiamento più propositivo da parte dell’Italia» ci dice Vitta.
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