Il direttore di UBS si esprime su No Billag. «È lecito chiedersi se tutto quello che producono le nostre emittenti pubbliche sia davvero necessario»
LUGANO - Finora non si era espresso sulla questione. Oggi ha preso la parola e dalle colonne del CdT, il numero uno di UBS Sergio Ermotti, ha espresso la sua opinione sulla votazione No Billag. Lo ha fatto non in veste di Ceo di UBS, ci tiene a precisare, ma «come cittadino e soprattutto come ticinese».
Sono sostanzialmente due le critiche che Sergio Ermotti affronta e che secondo lui hanno portato alla situazione attuale: i costi e l’imparzialità.
Pur affermando che «la qualità complessiva della SSR è elevata», il direttore di UBS si chiede se «tutto quello che producono le nostre emittenti pubbliche sia davvero necessario».
Da qui partono una serie di considerazioni sulla qualità e imparzialità dell’informazione della SSR. « Ascoltando come vengono riportate e analizzate le notizie riguardanti la piazza finanziaria, l’economia e la politica, posso ben capire che qualcuno abbia il riflesso di inviare almeno un segnale di necessità di cambiamento. Capita spesso, infatti, che i servizi siano poco fondati o addirittura di parte e politicamente schierati. Questo non dà certo un’immagine d’imparzialità e danneggia la credibilità».
Critiche che però non porteranno il direttore di UBS a votare l’affossamento del canone radiotelevisivo. «Il 4 marzo voterò no» dice, e questo perchè la «SSR è un’istituzione preziosa e insostituibile per il nostro Paese. Anche se la «No Billag» rappresenta un tentativo di rispondere a una situazione non ottimale, l’iniziativa va troppo oltre. L’obbligo di fornire un servizio equilibrato verrebbe stralciato dalla Costituzione, peggiorando così le cose».