L’Esecutivo era stato rimproverato di disparità di trattamento con Oscar Crameri. «È l’ennesimo petardo bagnato andato miseramente a vuoto»
BELLINZONA - Andrea Bersani ha deciso di difendersi personalmente dalle accuse mosse dalla Lega dei ticinesi in merito alla designazione dei membri dell’Ente autonomo Aziende Multiservizi Bellinzona. Il partito denunciava infatti una «disparità di trattamento» nei confronti del proprio candidato, Oscar Crameri, a cui il Municipio ha «chiesto il curriculum vitae per scongiurare ogni possibile collisione d’interessi», mentre il vicesindaco Andrea Bersani è contemporaneamente presidente del Consiglio d’amministrazione della Prosegur Sa e a capo del Dicastero sicurezza e servizi industriali.
Bersani ha deciso di affidare la sua presa di posizione a un comunicato stampa redatto in sette punti. Il Vicesindaco di Bellinzona inizia sottolineando che Crameri «è in realtà stato sfiduciato proprio dal suo stesso Gruppo» (rinviando all’intervento di Luigi Calanca nella seduta di consiglio comunale del 18 dicembre). La successiva candidatura di Marco Ottini, aggiunge, non è stata oggetto di riserva.
In merito alla sua posizione di presidente del Consiglio di amministrazione della Prosegur Sa, Bersani sostiene di avere agito «alla luce del sole», riferendone al Municipio, allo Stato Maggiore della Polizia comunale e alla direzione di AMB. «In nessun caso - aggiunge poi - ho mai partecipato, direttamente o indirettamente, in qualità di Capo Dicastero Sicurezza e Servizi industriali, alla stesura di bandi di concorso, richieste di prestazioni, rispettivamente a delibere o discussioni aventi per oggetto servizi nell’ambito della sicurezza privata».
La Prosegur Sa non è «l’attuale ditta di sicurezza privata incaricata dalla Città», «AMB normalmente non assegna mandati a ditte di sicurezza privata e comunque - fa notare Bersani - non lo ha fatto dopo la mia entrata in Municipio». L’ultimo punto chiarisce che attualmente «non vi sono mandati in essere tra AMB e Prosegur Sa».
Il Vicesindaco di Bellinzona conclude la sua “difesa” sostenendo di «avere sempre agito nel rispetto delle regole» legate al suo «ruolo istituzionale». Ma non si ferma qui e punta il dito contro «il tentativo di gettare discredito, il quale - conclude - rappresenta unicamente l’ennesimo petardo bagnato andato miseramente a vuoto».