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CANTONEGhisletta: «Il Consiglio di Stato non rispetta il risultato del voto popolare»?

13.02.17 - 13:41
Un comunicato stampa del Consiglio di Stato di ieri è al centro dell’interrogazione
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Ghisletta: «Il Consiglio di Stato non rispetta il risultato del voto popolare»?
Un comunicato stampa del Consiglio di Stato di ieri è al centro dell’interrogazione

BELLINZONA - «Il Consiglio di Stato non sembra voler prendere atto della decisione della maggioranza del popolo ticinese di respingere il taglio di 2,5 milioni di franchi annui nel settore dell’aiuto domiciliare». È quanto denuncia Raoul Ghisletta attraverso un’interrogazione inoltrata oggi al Consiglio di Stato.

I tagli traspaiono dal comunicato stampa in cui viene annunciato di voler raggiungere lo stesso risparmio di 2,5 milioni di franchi tramite “misure organizzative”:

«Il Consiglio di Stato prende atto della decisione della popolazione ticinese di respingere la modifica alla Legge cantonale sull’assistenza e la cura a domicilio. A mente del Governo, il voto popolare esprime la volontà di non richiedere la partecipazione finanziaria degli utenti alle prestazioni di assistenza e cura a domicilio. Il Consiglio di Stato si impegnerà – in collaborazione con gli operatori del settore – a ottenere il risparmio attraverso misure organizzative; obiettivo peraltro non ritenuto inattuabile dagli operatori del settore».

Secondo Ghisletta il Governo lascia ad intendere che si possano prendere misure indolori e facilmente attuabili per 2,5 milioni di franchi, «cosa che non è certamente il caso. Sindacati, associazioni sociosanitarie e partiti progressisti non avrebbero certo lanciato questo referendum se questo fosse vero».

Ghisletta chiede al Consiglio di Stato se abbia intenzione «di farsi beffe del risultato del voto popolare» proseguendo sulla via indicata nel comunicato stampa, o se intenda rinunciare al taglio di 2,5 milioni di franchi annui nel settore dell’assistenza e cura a domicilio «rispettando la decisione popolare del 12 febbraio».  

Cofirmatari: Carlo Lepori, Henrik Bang e Gina La Mantia

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