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CANTONEL'accordo tra Italia e Svizzera potrebbe danneggiare il mercato del lavoro ticinese

17.09.15 - 17:06
L'accordo tra Italia e Svizzera potrebbe danneggiare il mercato del lavoro ticinese

BELLINZONA - L'accordo che Italia e Svizzera potrebbero siglare entro la fine dell'autunno sarà dannoso per il mercato del lavoro ticinese. Lo sostiene il deputato PPD Lorenzo Jelmini che ha inoltrato un'interrogazione al Consiglio di Stato.

Stando a quanto si è saputo il Ticino potrà prelevare il 70% del gettito complessivo, vale a dire 105 milioni, con un vantaggio di 15 milioni rispetto alla situazione attuale da suddividere tra Comuni, Cantone e Confederazione. L'Italia potrà invece tassare i frontalieri, adottando le proprie aliquote e riconoscendo loro un credito d’imposta per quanto già pagato in Ticino. L'aumento del gettito fiscale che andrà nelle casse di Roma dal 1° gennaio 2018 sarà di circa 300 milioni. 

Il fatto che l'Italia guadagni estremamente più del Ticino con questo accordo lascia Jelmini molto perplesso: "Non mi sembra fuori luogo affermare che si poteva anche chiedere a favore dei tre Cantoni confinanti un diritto impositivo dell’80% che avrebbe comportato un aumento di 30 milioni in luogo dei 15 milioni previsti. Inoltre apprendiamo che il Ticino dovrà rinunciare al moltiplicatore comunale al 100%, venendo costretto a ripristinare il moltiplicatore mediano, con una possibile ingente perdita. Ne consegue che alla fine dei conti il Ticino rischia di guadagnare ancora meno di quell’8% prima indicato. Sarebbe un’autentica beffa, un modo insomma per riscrivere radicalmente un nuovo sistema cambiando in realtà ben poco la sostanza".

Jelmini teme inoltre che l'Italia tardi nella ratifica dell'accordo: "Se il prelievo fiscale a carico dei frontalieri sarà adeguato a quello che oggi viene applicato ai residenti in Italia fuori dalla fascia di frontiera, questa misura consentirebbe quanto meno di limitare il dumping salariale e il mercato del lavoro Ticinese ne sarebbe enormemente agevolato. Non si vuole evidentemente appesantire il carico fiscale di lavoratrici e lavoratori che operano sul nostro territorio, ma evitare che vi siano ulteriori speculazioni sulla manodopera proveniente da oltre confine così da fomentare un’ingiustificata guerra tra lavoratori".

 


 

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