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ITALIA / CANTONEPiù controlli alle frontiere durante Expo? "Si può fare"

12.01.15 - 17:08
Il consigliere nazionale Marco Romano ricorda che la possibilità è inclusa nell'accordo di Schengen e può essere invocata in caso di situazioni eccezionali
Più controlli alle frontiere durante Expo? "Si può fare"
Il consigliere nazionale Marco Romano ricorda che la possibilità è inclusa nell'accordo di Schengen e può essere invocata in caso di situazioni eccezionali

BERNA - Alla luce dei recenti fatti di Parigi, anche il consigliere nazionale Marco Romano (PPD/TI), come il governatore della Lombardia Roberto Maroni citato oggi dall'Ansa, vede di buon occhio un rafforzamento dei controlli alle frontiere con l'Italia in vista di Expo 2015 a Milano. Tale possibilità è già inclusa nell'accordo di Schengen e può essere invocata in caso di situazioni eccezionali, come incontri diplomatici di alto livello - vedi il recente summit a Basilea dei Paesi OSCE - o manifestazioni sportive (Euro 2008 in Svizzera e Austria), ha sottolineato il ticinese.

Il consigliere nazionale auspica anche l'entrata in vigore in tempi rapidi dell'accordo bilaterale tra la Svizzera e l'Italia in materia di cooperazione di polizia e doganale, firmato il 14 ottobre 2013.

Quale membro della Commissione della politica di sicurezza (CPS-N), "ci riuniremo fra due settimane per discutere di questa intesa e fare in modo che il parlamento ne possa discutere già durante la prossima sessione di marzo", ha dichiarato all'ats.

Tale accordo, ha sottolineato il deputato, dovrebbe permettere l'organizzazione di pattuglie miste - già in parte una realtà, anche se manca una solida base legale - o la possibilità per gli agenti di sconfinare nello Stato vicino se impegnati in un'operazione di polizia. Si tratta anche di accelerare lo scambio di informazioni tra le polizia dei due Paesi al fine di rendere più efficace la lotta alla criminalità.

L'intesa, ha spiegato Marco Romano, non serve in primis a contrastare il terrorismo, ma piuttosto la microcriminalità, fenomeno che dovrebbe crescere in vista di Expo, dove sono attesi milioni di visitatori. Un inasprimento dei controlli ai confini e una migliore cooperazione transfrontaliera dovrebbe permettere alle forze di polizia di prepararsi al meglio.

Nonostante gli sforzi della CPS-N, non è sicuro che l'intesa potrà entrate in vigore prima dell'apertura della manifestazione, prevista per maggio (1.maggio-31 ottobre).

Quanto a Schengen, Romano ha ribadito l'importanza di questo strumento, in particolare per quanto riguarda la lotta al terrorismo di matrice islamica, soprattutto in virtù della possibilità di accedere alla banca dati. La Svizzera dipende molto dalle informazioni al riguardo fornite da Stati esteri.

Per il consigliere nazionale, dovrebbe essere possibile in futuro migliorare la raccolta dati, riguardanti soprattutto quelle persone che partono in direzione della Siria e dell'Iraq desiderose di aggregarsi alle varie milizie islamiche lì operanti. A detta del rappresentante del PPD a Berna, dev'essere possibile controllare queste persone alle dogane se dirette verso queste regioni. La Svizzera non deve assolutamente rimanere esclusa da questi eventuali sviluppi.

Più mezzi a servizi segreti - Sul fronte interno, Romano ha anche spezzato una lancia in favore della nuova Legge sui servizi di informazione (LSI) che verrà trattata dal Consiglio nazionale durante la sessione primaverile. La normativa concede infatti al Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) la facoltà di sorvegliare la posta elettronica, i computer e le comunicazioni in generale in casi sospetti di terrorismo, spionaggio, proliferazione di armi di distruzione di massa.

Per Marco Romano, la legge in vigore deve adeguarsi alla mutata situazione attuale, diversa da quella imperante all'epoca dello scandalo delle schedature venuto alla luce alla fine degli anni '80. La legge contiene varie dispositivi - da Romano giudicati un po' farraginosi, soprattutto perché rischiano di allungare i tempi e quindi rallentare le inchieste - per evitare abusi.

Togliere cittadinanza a combattenti islamici - Marco Romano si è detto convinto della necessità di revocare la nazionalità svizzera alle persone con doppia cittadinanza - ottenuta mediante procedura di naturalizzazione - che hanno volontariamente combattuto all'estero per un esercito straniero o un gruppo paramilitare ideologicamente motivato, per esempio i jihadisti.

Il Ticinese si è detto deluso della risposta del Consiglio federale alla sua mozione dello scorso novembre, secondo cui un simile provvedimento sarebbe sproporzionato e contrario all'ordinamento elvetico. Secondo l'Esecutivo, le norme attuali, che prevedono la possibilità di revocare il passaporto a chi ha commesso atrocità all'estero in veste di membri di gruppi estremisti, sono sufficienti.

Per il consigliere nazionale, invece, il parlamento sarà di opinione diversa dal Governo quando dovrà votare l'atto parlamentare: "a chi parte deve essere negato il permesso di rientrare e se doppio-cittadino deve essere revocata la cittadinanza Svizzera", ha affermato all'ats.

Ats

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