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CANTONE«Soffriamo così tanto che non proviamo più niente»

13.11.20 - 06:00
Afghanistan colpito al cuore. Una giovane poetessa e un venditore di kebab uniti da un unico dolore.
Keystone
Un'immagine scattata dopo il recente attentato all'università di Kabul.
Un'immagine scattata dopo il recente attentato all'università di Kabul.
«Soffriamo così tanto che non proviamo più niente»
Afghanistan colpito al cuore. Una giovane poetessa e un venditore di kebab uniti da un unico dolore.
I talebani e l'Isis seminano il terrore. Lo sfogo di chi è costretto a vivere la tragedia da lontano: «Non siamo tutti così. Siamo brave persone».

LUGANO - Dall'assalto all'università di Kabul all'attacco a una base di polizia. Morti, morti e ancora morti. Tra talebani e Isis, non c'è pace per l'Afghanistan. E non c'è tregua neanche per le decine di afgani che vivono in Svizzera. «Vorrei che il mondo capisse come è doloroso essere afgano in questo momento – sospira Zahra Hassani, 19enne afgana che vive a Locarno –. Continuare a sentire certe notizie provenienti dal proprio Paese è tremendo».

Una terra lacerata dalla violenza – Sono praticamente 20 anni che l'Afghanistan è lacerato dalla violenza. Negli ultimi mesi, nonostante si parlasse di possibili accordi di pace tra Governo e talebani, gli episodi estremi sono aumentati. A poco sembrano essere serviti, finora, i proclami di mediazione degli Stati Uniti lanciati già la scorsa estate.

Interessi internazionali – L'Afghanistan ha un alto valore geopolitico sullo scacchiere mondiale: oltre agli USA attira gli interessi di potenze come Cina, Russia e Iran. E visto che il Paese vive nella morsa del terrorismo, c'è anche l'aspetto della sicurezza a destare preoccupazione su scala internazionale. Tutto questo, però, sembra non potere contrastare la furia dei talebani e dell'ISIS, che continuano, incontrastati, a seminare odio e cadaveri.

La giovane poetessa – L'attentato all'università di Kabul ha colpito al cuore Zahra Hassani. La giovane afgana è nota in Ticino per avere realizzato "Libera", un libro di poesie ispirato alla sua esperienza di vita. «Ho scritto una poesia anche dopo questo ennesimo attentato. È difficile spiegare cosa provo in questo momento. Soffro così tanto che mi sembra di non provare più niente».

Il padre di famiglia – Sadegh Arabzade, classe 1975, ha un negozio di kebab e pizze da asporto a Giubiasco, dove vive coi figli e con la moglie. «A me spiace che per colpa di questi episodi terribili, il resto del mondo magari pensi che tutti gli afgani sono violenti o estremisti. Non è così. Noi non condividiamo il comportamento dei talebani. Questa gente è contraria allo studio, non vuole che la popolazione afgana si evolva». 

Il sogno – «Tutto questo dolore – riprende la giovanissima Zahra – aiuterà noi ragazzi afgani a non dimenticare i nostri obiettivi. Il nostro è un cammino verso la libertà. Un giorno vorrei aiutare il mio popolo. Per ora posso solo scrivere. Stanno uccidendo la nostra democrazia, stanno ammazzando i diritti umani. Non vogliono che la gente studi. Perché se la popolazione progredisce, diventa più intelligente. Al momento non possiamo fare niente. Ma un giorno, torneremo nel nostro Paese e insegneremo ai bambini come essere liberi. Io sono in Svizzera da 4 anni, sono purtroppo cresciuta in mezzo ai problemi. Però sono fiduciosa, penso che un giorno arriverà la luce».   

Una nazione nel caos – Una luce che al momento resta ancora lontana, purtroppo. I miliziani dell’Isis in fuga dal Iraq e dalla Siria hanno reso la tensione ancora più alta. Di fatto, il popolo afgano è avvolto nel caos. «È davvero brutto – dice Sadegh –. Noi siano persone semplici. Avremmo solo voluto vivere una vita normale. Siamo stati costretti a lasciare tutto. Per fortuna che la Svizzera mi ha accolti benissimo. Siamo tanto grati alla Svizzera. Ma è normale che stiamo male ogni volta che pensiamo al posto in cui siamo nati». 

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