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CANTONESciopero alla Walo: «Il virus non cancella i diritti dei lavoratori»

03.07.20 - 13:26
Il Partito Comunista chiede al Governo di schierarsi: «Non nasconda la testa sotto la sabbia»
walo.ch
Sciopero alla Walo: «Il virus non cancella i diritti dei lavoratori»
Il Partito Comunista chiede al Governo di schierarsi: «Non nasconda la testa sotto la sabbia»
Intanto i sindacati sono riusciti ad ottenere il ritiro della decisione che vedeva annullate le ferie di agosto

LUGANO - I lavoratori delle sedi di Taverne e Iragna della ditta Walo Bertschinger sono scesi in sciopero. «Il management aziendale - segnala il Partito Comunista oggi -, ha infatti tentato non solo di sottrarre recuperi e periodi di ferie arretrati così da compensare le giornate perse durante il lockdown, ma ha pure chiesto di rinunciare alle vacanze in agosto. Evidentemente una parte del padronato è convinta che le vacanze non siano un diritto ma un privilegio, ma le maestranze hanno dimostrato unità nel chiarire che le ferie non si toccano!».

Già lo scorso 2 aprile 2020 i comunisti avevano inviato al Consiglio federale e al Consiglio di Stato una risoluzione della Direzione del Partito in cui chiedevano garanzie esplicite sui diritti dei lavoratori e in particolare, segnalando proprio il rischio di "saccheggi" ai danni delle vacanze, citavano la necessità di un «divieto di ricorso a congedi e ferie durante tutto il periodo della crisi».

La situazione venutasi a presentare ore è, all'avviso del PC, «più grave perché - a lockdown terminato - si pretende far pagare ai salariati quello che (giustamente) l'autorità politica aveva imposto a tutela della salute di tutta la collettività, padroni compresi!».

Il Partito Comunista esprime quindi la propria solidarietà ai lavoratori coinvolti e sostegno alle loro rappresentanze sindacali che, «prontamente intervenute, sono già riuscite a ottenere il ritiro della decisione sulle ferie di agosto. Il sindacato giustamente intende andare fino in fondo anche sulle deduzioni di vacanze arretrate mentre l'edilizia era bloccata».

«Sarebbe opportuno - concludono i comunisti - che il governo ticinese non nasconda la testa sotto la sabbia con la solita scusa del libero mercato, ma anzi chiarisca che la finestra di crisi richiesta dal Cantone per contrastare il Coronavirus non può essere oggi sfruttata da parte padronale per ledere i diritti dei lavoratori!».

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