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CANTONECoronavirus, l'appello: «La salute prima del denaro»

11.03.20 - 11:28
Il sindacato denuncia il mancato rispetto delle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie
tipress
Coronavirus, l'appello: «La salute prima del denaro»
Il sindacato denuncia il mancato rispetto delle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie
Quindi sottolinea l'importanza del «rispetto della dignità umana, ma anche della protezione della salute»

LUGANO - Condizioni di lavoro che non tengono conto delle indicazioni minime fornite dalle autorità sanitarie. La distanza sociale (ad esempio nei negozi, nei ristoranti, nei comparti produttivi di numerosi aziende) a sua volta non rispettata. Mense e locali per le pause pranzo affollati. È lo scenario dipinto da Unia che, sulla base di diverse segnalazioni, lancia un appello: «La protezione della salute di tutte e tutti deve essere la priorità assoluta, al di là di ogni considerazione di carattere economico».

Separare le famiglie è «improponibile» - «Per alcuni - sottolinea il sindacato -, il soggiorno dei lavoratori frontalieri negli alberghi potrebbe essere un’opzione, sperando per altro che sia almeno discussa individualmente, e che le spese siano prese a carico dal datore di lavoro! Non lo è di certo per il sindacato, anche perché separare dei nuclei familiari in questo periodo difficile risulta decisamente improponibile».

«Intervengano le autorità» - Nelle ultime settimane le autorità federali e cantonali hanno fatto ripetutamente appello alla responsabilità delle imprese. «Laddove questa viene meno - prosegue Unia -, le misure di protezione della salute cessano di essere efficaci, e quindi un intervento delle autorità a protezione della salute di tutte e tutti si impone».

Unia fa poi riferimento alla presa a carico delle perdite salariali e di reddito cagionate a lavoratrici e lavoratori attivi sul territorio, indipendentemente dallo statuto e dal tipo di contratto. «Conformemente alla legislazione in vigore - incalza il sindacato -, se il lavoratore è impedito senza sua colpa di lavorare, il datore di lavoro deve pagargli il salario! Chi ritiene, vista l'eccezionalità della situazione, di non essere sottoposto a questo obbligo, lo dica chiaramente e spieghi chi dovrebbe invece intervenire. E che si faccia rapidamente chiarezza. È una questione di rispetto della dignità umana, ma anche (di nuovo) di protezione della salute».

Secondo Unia, la crisi legata al Coronavirus lascerà tracce importanti, che renderanno ancora più difficile la situazione ticinese: «La misura chiave, nell’immediato, resta il lavoro ridotto, che deve essere ulteriormente promosso presso le aziende, e reso più facilmente accessibile. Inoltre, come già richiesto ieri dall'Unione Sindacale Svizzera - Ticino e Moesa, chiediamo che le autorità federali predispongano un fondo straordinario per sostenere in modo mirato la regione, mantenendovi le capacità produttive presenti e prevenendo il pericolo di un ulteriore aumento del rischio di povertà, già oggi molto più alto che nel resto del paese».

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