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CANTONEVent’anni di prigione, e l’espulsione dalla Svizzera

19.11.19 - 17:46
È la pena esemplare proposta dalla Procura per il 56enne che, due anni fa, uccise la moglie all’autosilo di Ascona
tipress (archivio)
Vent’anni di prigione, e l’espulsione dalla Svizzera
È la pena esemplare proposta dalla Procura per il 56enne che, due anni fa, uccise la moglie all’autosilo di Ascona

LUGANO - Vent’anni di reclusione - e una multa di 300 franchi - e l’espulsione dalla Svizzera per 15 anni. E’ la pena proposta dalla Procura per il 56enne che, il 23 giugno 2017, uccise a colpi di pistola la moglie in un autosilo di Ascona. L’uomo è comparso oggi alla sbarra alle Criminali di Lugano. 

Una pena severa, giustificata secondo il Pp Moreno Capella dalle modalità del delitto e dal movente. Che non sarebbe la gelosia, ma «una vendetta, un regolamento di conti con la donna» colpevole «di essersi ribellata alle sue angherie». 

Non un delitto passionale, dunque, e nemmeno un normale omicidio: ma un assassinio «pianificato e preparato in precedenza» dall’imputato, che avrebbe poi inscenato un finto tentativo di suicidio procurandosi, sulla scena dell’omicidio, una ferita lieve al volto. Salvo poi esplodere un ultimo colpo al cuore della donna già agonizzante.  

Un gesto «estremamente egoistico» dettato da moventi «primitivi e inconsistenti». Da parte di un uomo che «per rimuovere la propria sofferenza emotiva non si è fatto scrupolo di sopprimere una vita umana». Colpa aggravata dalla “tortura psicologica” inflitta alla donna nei mesi precedenti. E da un pentimento, da parte dell’imputato, che ha l’aria «di un atteggiamento di comodo e di circostanza».

La perizia psichiatrica, ha ricordato l’accusa nella requisitoria, ha diagnosticato al 56enne una “sindrome post-traumatica da stress” e non un disturbo psichico. La scemata imputabilità lieve, dunque, secondo la Procura è da rigettare. L’arringa difensiva è prevista per domani.

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