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CANTONEIn aula va in scena il video dell'uccisione, e scoppia il dolore

19.11.19 - 16:06
Nella requisitoria, il Pp Moreno Capella ha ricostruito il «calvario» della donna uccisa all’autosilo di Ascona. Critiche dalla Procura alla polizia
Ti Press (archivio)
In aula va in scena il video dell'uccisione, e scoppia il dolore
Nella requisitoria, il Pp Moreno Capella ha ricostruito il «calvario» della donna uccisa all’autosilo di Ascona. Critiche dalla Procura alla polizia

LUGANO - Ore 8.56 del 23 giugno 2017. Nell’autosilo della Migros di Ascona vengono esplosi dieci colpi di pistola. L’omicidio di una 40enne macedone da parte del marito, oggi a processo a Lugano, è stato ripreso secondo per secondo dalla videosorveglianza. 

Immagini crude, mai diffuse dai media finora. Alle Assise criminali di Lugano, oggi per la prima volta il filmato è stato trasmesso in pubblico, davanti agli occhi dell’imputato e della platea. Dalle fila dei famigliari della vittima, si è levato un grido di dolore. 

Il filmato mostra quello che, secondo il procuratore Moreno Capella, non è un semplice omicidio intenzionale ma un assassinio. Caratterizzato da «modalità perverse» e dalla «speciale odiosità della ragione d’agire».

Si vede l’imputato che, dopo avere sorpreso la moglie sulla strada del lavoro, la spinge a forza all’interno dell’autosilo, prendendola per il collo. Estrae dalla cintola dei pantaloni una pistola - acquistata da ignoti alcuni giorni prima - e la punta verso la donna. 

I fotogrammi successivi mostrano il volto terrorizzato della donna. E poi la stessa che cerca di fuggire. Dietro di lei appare il marito che le scarica addosso una raffica di colpi. Poi si punta la pistola alla tempia, spara ma «si procura solo una ferita di striscio», si getta a terra. Poi recupera un proiettile inesploso, ricarica l’arma ed esplode un ultimo colpo sul corpo agonizzante della donna, mirando al cuore.

Un particolare, quest’ultimo, su cui il Pp ha insistito molto nella requisitoria. Per dimostrare la tesi dell’assassinio. E che l’imputato è una «persona senza scrupoli, che agisce a sangue freddo, di un egoismo primitivo, che non tiene in nessun conto la vita altrui per perseguire il suo interesse».  

Un soggetto «pericoloso» che dopo la rottura con la moglie ha inviato ben 514 messaggi a quest’ultima. Fino a 46 solo il 13 di giugno, senza nemmeno una risposta. Un vero e proprio stalking fatto anche di pedinamenti, appostamenti notturni, ripetuti agguati per strada, danneggiamenti nell’appartamento di lei. Segnali che - e qui la Procura ha fatto una critica neanche tanto velata alla polizia, e ai medici - avrebbero dovuto far suonare un campanello d’allarme. Ma così non è stato.

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