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LUGANO«Dovevo proteggerla, ma da difensore sono stato carnefice»

04.09.19 - 12:12
In aula parla il 60enne accusato di ripetuti atti sessuali e coazione nei confronti della figliastra minorenne. Il futuro? «Vorrei continuare a vivere con mia moglie»
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«Dovevo proteggerla, ma da difensore sono stato carnefice»
In aula parla il 60enne accusato di ripetuti atti sessuali e coazione nei confronti della figliastra minorenne. Il futuro? «Vorrei continuare a vivere con mia moglie»

LUGANO - «Forse perché vedeva che sua madre era felice con me, a differenza che con gli uomini che aveva avuto in precedenza. La vedeva contenta di vivere in Ticino e non voleva rovinare questa situazione. Ma l’ho capito solo dopo l’interrogatorio della ragazza». 

È stata una presa di coscienza lenta, molto tardiva, del male che stava facendo. Quando i cocci erano ormai rotti, il 60enne ticinese, a processo stamani alle Criminali per ripetuti atti sessuali sulla figliastra minorenne, racconta in aula di essersi reso conto. «Il mio compito - risponde alle domande della giudice Francesca Verda Chiocchetti - sarebbe stato di proteggerla. Invece da difensore sono stato carnefice». E che reazione crede abbia avuto la vittima, gli chiede il magistrato? «Penso sia stato uno shock per lei, perché non si aspettava i reati che ho commesso. Avrei dovuto sostituire suo padre...».

E invece in un numero imprecisato di occasioni, tra le 12 e 17 volte secondo la ricostruzione del pp Nicola Respini, il patrigno ha compiuto e tentato di compiere atti sessuali con la ragazza minorenne. Coinvolgendola anche, o meglio forzandola, ad atti quali la masturbazione. «Al momento dei fatti avevo il dubbio che la ragazza mi facesse queste cose (lo masturbava, ndr) per evitare che io la toccassi» ha detto il 60enne.

Gli abusi avvenivano mentre la moglie (di origini extracomunitarie) era fuori casa con la seconda figlia, oppure si trovavano in altri locali della casa. Nonostante la gravità dei fatti l’uomo non dispera, una volta uscito dal carcere dove si trova dall’agosto scorso in esecuzione anticipata della pena, di continuare a vivere con la moglie «Io mi vedo ancora in futuro con lei. Un po’ in Ticino e un po’ nel suo Paese d’origine dove stiamo costruendo una casa». Con le figlie? «Dipenderà dai loro impegni scolastici e professionali». Un’ipotesi, quella del completo ricongiungimento domestico, che però cozza con il rapporto steso dal servizio medico psicologico sulle condizioni della ragazza, che ha espresso preoccupazioni qualora l’uomo rientrasse a domicilio. Mancherebbero le condizioni per la protezione della minore. Cosa pensa di fare, è stato chiesto al 60enne? «Sarà molto più facile trovare un piccolo appartamento per me che non spostare tre persone. Mia moglie è d’accordo» la risposta dell’imputato. Esclude una vita in comune anche con la giovane? «Dipenderà da lei. Se lei sarà ancora minorenne e non vorrà che sia in giro per casa...». 

Ma stiamo correndo troppo. Nel pomeriggio in aula verrà affrontato il tema degli atti sessuali con la figliastra, iniziati nel novembre 2016 quando l’uomo, che lavorava alle dipendenze del Cantone, era da qualche mese in malattia. Una malattia che si intreccia con la depressione di cui l’imputato ha sempre sofferto: «Era un male di famiglia».

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