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LUGANO«Se quest'uomo fosse stato pericoloso, la compagna non l'avrebbe mai lasciato coi figli»

20.08.19 - 14:54
La palla passa alla difesa del 56enne alla sbarra per violenze famigliari. E lui piange in aula: «Ho già sofferto troppo» 
Depositphotos (lofilolo)
«Se quest'uomo fosse stato pericoloso, la compagna non l'avrebbe mai lasciato coi figli»
La palla passa alla difesa del 56enne alla sbarra per violenze famigliari. E lui piange in aula: «Ho già sofferto troppo» 

LUGANO – «Il mio assistito aveva interpretato il fatto che la moglie si fosse allontanata da casa come una situazione momentanea. Lui vedeva ancora la famiglia come una struttura integra». Il pomeriggio del processo contro il 56enne accusato di violenze famigliari, in corso a Lugano, si apre con le parole di Sabrina Aldi, legale dell'uomo. L'avvocato insiste sul fatto che la donna tornava a casa regolarmente dai figli. Quasi come se nulla si fosse rotto. «Solo la consapevolezza che era subentrata una nuova relazione, ha fatto degenerare le cose. L'imputato ha agito in preda a un determinato stato d'animo».
  
Il grave incidente e il coma – Quella della coppia era una relazione piuttosto lunga. Durava da diversi anni. Ex docente di ginnastica, a un certo punto della sua vita l'uomo ha un incidente in auto. E resterà in coma per qualche tempo. Ecco perché ormai da tempo percepiva una rendita d'invalidità. «Da lì il suo atteggiamento è cambiato». 

La componente emotiva – Secondo Aldi questa rappresenta un'ulteriore "scusante". «L'imputato ha anche visto un atto intimo tra la compagna e il nuovo uomo. Mettiamoci nei suoi panni per un attimo». Basta questo per giustificare le folli gesta della serata del 24 luglio 2018, quando la donna è stata picchiata, legata e abusata sessualmente, prima di darsi alla fuga, nuda, fuggendo dal terrazzo? L'avvocato non nega che il 56enne abbia commesso degli errori. Ma cerca di contestualizzare l'accaduto, insistendo sulla componente emotiva. 

Non c'era un clima di terrore in casa – Sulle presunte violenze verso i figli, Aldi riduce il tutto a casi isolati. Connessi, forse, anche al modo in cui lo stesso accusato, da piccolo, sarebbe stato educato. «Bisogna anche precisare che quando la madre ha scelto di andarsene dall'abitazione coniugale, ha deciso di lasciare i figli col padre. Impossibile dunque che ritenesse il mio assistito potenzialmente pericoloso. Non è credibile dunque sostenere che i figli vivessero in un clima di terrore».

Scarcerazione immediata – La difesa chiede una massiccia riduzione della pena. «Sospesa con la condizionale. E non superiore a quanto già subito. L'imputato, dunque, va scarcerato immediatamente. Bisogna prendere in considerazione le circostanze che l'hanno portato a delinquere. L'imputato, anche nei confronti dei figli, credeva sempre di agire a fin di bene. La detenzione preventiva è stata particolarmente lunga e dura. Ha dovuto affrontare alcuni eventi traumatici in carcere». 

Un periodo duro – Ad esempio, la perdita della madre a cui era particolarmente legato e che non ha mai più potuto rivedere. «L'accusa ha, in ogni caso, permesso all'imputato di partecipare al funerale della mamma. L'ho trovato un bel gesto. Inoltre, il mio assistito negli ultimi tempi ha dovuto affrontare una delicata circostanza riguardante uno dei suoi figli. Non è stato facile per lui». Chiusura sui presunti reati finanziari. E sui soldi che finivano sul suo conto bancario per danni fatti da un amico alle Aziende Industriali di Lugano (AIL). «Non c'è un nesso diretto col mio cliente».

Lacrime in aula – L'ultima parola spetta all'imputato. In lacrime si lascia andare. «Quest'anno ho sofferto tantissimo. È morta mia mamma. Ho subito un altro dramma famigliare. Fino a quando dovrò soffrire ancora?» La sentenza è prevista attorno alle 17. 

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