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LUGANO«Quest'uomo ha messo la testa di suo figlio nel bidet»

20.08.19 - 11:49
Guai grossi per un 56enne a processo per violenze in famiglia. La procuratrice pubblica Valentina Tuoni chiede, per lui, una pena detentiva di cinque anni di carcere
TiPress - foto d'archivio
«Quest'uomo ha messo la testa di suo figlio nel bidet»
Guai grossi per un 56enne a processo per violenze in famiglia. La procuratrice pubblica Valentina Tuoni chiede, per lui, una pena detentiva di cinque anni di carcere

LUGANO – È la sera di martedì 24 luglio 2018. In un'abitazione del Luganese succedono fatti da brividi. Un uomo percuote, a sangue, la compagna. Tutto questo perché la donna aveva iniziato una nuova relazione, peraltro comunicata allo stesso 56enne alla sbarra da martedì mattina con una lunga serie di accuse sul groppone.   

Botte alla compagna – Stando alla procuratrice pubblica Valentina Tuoni, i fatti di quella sera sarebbero stati pianificati. Tanto che l'imputato si sarebbe preoccupato di "allontanare" i figli, per avere campo libero. Ma non si trattava della "prima volta". Il 56enne avrebbe picchiato più volte la donna in presenza dei bambini. Pugni, sberle, tirate di capelli. Per inezie. Motivi futili. In casa, come durante una semplice gita in montagna. 

Subiscono anche i bimbi – Si parla di episodi ricorrenti. Una decina all'anno, in media. Tutto questo emerge dai verbali della vittima, che racconta anche le sofferenze dei figli. Il padre, infatti, se la sarebbe presa più volte anche con loro. Nel 2017 avrebbe afferrato uno dei due bambini per un braccio, scrollandolo fino a fargli uscire sangue da naso. In un'altra occasione, un bimbo viene colpito con un cuscino. Per punizione. Fino a creargli degli ematomi evidenti. Metodi educativi discutibili, secondo l'esposizione di Tuoni.

La situazione precipita – A un certo punto la coppia si avvia verso la separazione. I disagi aumentano. La situazione precipita. Ma la realtà che emerge dall'atto d'accusa è che le violenze sono iniziate molto, molto tempo prima. Almeno dal 2012. «Una volta voleva che il suo bimbo nel cuore della notte facesse la pipì. Per obbligarlo a urinare, e per svegliarlo, gli avrebbe messo la testa nel bidet, con la forza».

Il manico di un coltello nei genitali femminili – Un uomo che non può essere creduto. Così la procuratrice pubblica definisce l'imputato. Anche in merito alle questioni finanziarie che lo coinvolgono. E con determinazione pone l'accento anche sul reato di coazione sessuale. «Sottomissione ripetuta. Con l'uso della violenza. Faccio riferimento a sesso orale forzato. E all'introduzione del manico di un coltello nell'organo femminile». 

"Ti faccio sparire con l'acido" – La donna, la sera del 24 luglio del 2018, sarebbe stata legata a un attrezzo ginnico. E avrebbe subito minacce di ogni tipo. Da "Ti faccio sparire con l'acido" a "Ti taglio la gola". Frasi da brivido che appaiono, nero su bianco, sull'atto d'accusa. La donna sarebbe riuscita a slegarsi, a fuggire e a rifugiarsi presso una vicina. 

La richiesta di pena – «La colpe dell'imputato sono gravi – sostiene la procuratrice pubblica, riferendosi all'infinito elenco di capi d'accusa –. Non ha accettato che la sua ex compagna potesse rifarsi una vita senza di lui. I reati di truffa, falsità in documenti e riciclaggio di denaro aggravano la sua situazione. Non è nemmeno incensurato. Chiedo che venga condannato a una pena detentiva di cinque anni».  

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