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La torrida giornata degli asilanti: «Non ne possiamo più»

CAMORINOLa torrida giornata degli asilanti: «Non ne possiamo più»

25.06.19 - 18:19
Prosegue lo sciopero della fame dei 30 rifugiati nel bunker. Ecco il video in cui raccontano i loro disagi. Intanto, il Cantone annuncia spostamenti
tio/20minuti/DG
La torrida giornata degli asilanti: «Non ne possiamo più»
Prosegue lo sciopero della fame dei 30 rifugiati nel bunker. Ecco il video in cui raccontano i loro disagi. Intanto, il Cantone annuncia spostamenti

CAMORINO – Alcuni ospiti saranno spostati verso altri centri. Con la speranza che gli animi si plachino. Lo sciopero della fame indetto dai richiedenti l'asilo del bunker di Camorino sembra avere smosso le acque. Il Cantone, infatti, si fa sentire, dopo la mini rivolta dei rifugiati lanciata negli scorsi giorni. Quella di martedì per gli "abitanti" della struttura è stata una lunga giornata di attesa. Torrida. «Non mangio da due giorni – dice un ospite –. Ma vado avanti finché non avremo qualche certezza in più». 

La necessità di arieggiare – Il problema principale è legato alla decisione delle autorità (e della Croce Rossa, che gestisce il centro) di non consentire ai rifugiati la presenza nel bunker tra le 9 e le 18. Il Cantone ha voluto precisare che questa misura è stata voluta proprio per migliorare le condizioni di vita degli asilanti. Perché in quella fascia oraria viene attivato l'impianto di aerazione misto. 

Senza soldi e senza gabinetti – «E noi – si chiede un altro ospite – cosa dovremmo fare? Starcene in giro, a vuoto, sotto il sole cocente? Qui attorno non c'è niente da fare. Non abbiamo un soldo in tasca. Ci danno un panino e pensano che con quello possiamo tirare avanti tutto il giorno. E non abbiamo neanche un gabinetto a disposizione. Dovremmo fare i nostri bisogni per strada?» 

Occhi lucidi – Ci troviamo davanti al bunker con telecamera e microfono. C'è chi si sfoga con gli occhi lucidi. «Siamo circa in 30 – riprende il nostro interlocutore – . La maggior parte senza alcuna occupazione. Attendiamo notizie sul nostro futuro. Pochi di noi vanno a scuola per imparare l'italiano, altri fanno degli stage lavorativi. Nessuno si è allontanato da qui in questi due giorni. Scioperano anche quei pochi che avrebbero qualcosa da fare. Perché non è giusto quello che sta succedendo. Le autorità ci ignorano». 

Bocche cucite – In quel mentre passano due rappresentanti della Croce Rossa. Chiediamo loro se sono disposti a rispondere a qualche domanda. Ci ignorano completamente. A metà pomeriggio è prevista una riunione con i ragazzi del centro. Probabilmente proprio per comunicare loro che alcuni saranno spostati. 

Di notte non si dorme – Intanto, emergono altri disagi. D'altra parte, il bunker di Camorino è da tempo nell'occhio del ciclone. Ad esempio ora c'è chi denuncia la difficoltà a dormire la notte. «Mi gratto in continuazione – racconta un ragazzo –. Ci sono dei piccoli insetti. Non so cosa sono. So che non chiudo occhio». «Questo posto non mi piace – aggiunge un suo compagno di sventura –. Fa caldissimo. Sia dentro, sia fuori».  

Vicolo cieco – Mentre siamo sul posto, nessuno sa ancora che ci saranno degli spostamenti. Il Cantone, nel suo comunicato ufficiale, precisa che, per venire incontro agli ospiti, sono stati introdotti sia la tivù, sia la connessione wi-fi-. Lo facciamo presente ad alcuni ragazzi. Apprezzano, ma vorrebbero di più. E a questo punto emerge una contrapposizione evidente. Che porta in un vicolo cieco. Da una parte lo Stato, che fa quello che può, con le risorse che ha. Dall'altra, le rivendicazioni di esseri umani che, comprensibilmente, sognano una vita migliore.   

Dopo lo slancio, la paura – Sono in molti a chiedere di non essere ripresi in volto con la telecamera. Altri chiedono che le loro dichiarazioni vengano rese pubbliche solo in forma scritta. Dopo lo slancio iniziale, i richiedenti l'asilo sembrano spaventati. «La nostra è una situazione molto delicata – spiega colui che sembrerebbe essere il capogruppo –. Soprattutto dal profilo psicologico. Non sappiamo se e come le nostre parole potranno essere usate contro di noi. Siamo davvero tristi, non ne possiamo più».  

Come annunciato, questa sera il Collettivo R-esistiamo si è riunito davanti al rifugio, con tanto di striscioni. 

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