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CANTONESapeva che avrebbe potuto ucciderla: condannato a otto anni

04.06.19 - 16:27
È stata inflitta una pena sospesa a beneficio di un trattamento stazionario al 24enne a processo per stupro e tentato omicidio
Depositphotos
Sapeva che avrebbe potuto ucciderla: condannato a otto anni
È stata inflitta una pena sospesa a beneficio di un trattamento stazionario al 24enne a processo per stupro e tentato omicidio

LUGANO - I fatti sono chiari: il 4 febbraio del 2018 violentò una ragazza. E un paio di settimane prima aveva tentato di strangolare la fidanzata: «Sapeva che avvolgendole un cavo USB attorno al collo avrebbe potuto morire». Il 24enne ticinese autore dei fatti è stato quindi condannato a otto anni (sospesi a beneficio di un trattamento stazionario) per violenza carnale e tentato omicidio (per dolo eventuale). E per diversi altri reati. Lo ha comunicato poco fa il giudice Amos Pagnamenta, che parlando dello stupro ha detto: «La sua colpa è di elevata e inusuale gravità, ha trattato la donna come un oggetto».

La Corte non sostiene la tesi della difesa, secondo cui nell’imputato - come emerso da una delle perizie psichiatriche - avrebbe agito un “cerbero”, una seconda personalità. «Se non è mai stato percepito né dalla madre né dagli amici più stretti, questo lato semplicemente non esiste: è soltanto una recita» ha spiegato il giudice. È quindi stata ritenuta valida la scemata imputabilità di grado lieve, come previsto da un’altra valutazione psichiatrica.

Sono state riconosciute le pretese di risarcimento per torto morale delle vittime, che però sono state ridimensionate: 35’000 per la vittima dello stupro, 3’000 per l’ex fidanzata.

L’accusa chiedeva 14 anni - Parlando di «atti disumani» e «crudeltà inaudita», il procuratore pubblico Zaccaria Akbas aveva chiesto una pena detentiva di 14 anni, sospesa a favore di un trattamento terapeutico stazionario. L’avvocato difensore Marco Masoni si era invece battuto per una massiccia riduzione della pena: d’accordo con la terapia, puntava però a cinque anni e mezzo al massimo. Nella sua arringa aveva fatto leva sul «lato oscuro» dell’imputato, confermato dalle perizie psichiatriche.

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