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LUGANOIncendio a Massagno, l'arrestato e il suo «rapporto morboso» col fuoco

31.05.19 - 08:31
Il ticinese sospettato di aver appiccato il fuoco in due palazzine era già stato processato
tipress (archivio)
Incendio a Massagno, l'arrestato e il suo «rapporto morboso» col fuoco
Il ticinese sospettato di aver appiccato il fuoco in due palazzine era già stato processato

LUGANO - È già noto alla giustizia ticinese il 50enne finito in manette per gli incendi scoppiati domenica in due palazzine a Massagno. L’uomo è accusato di incendio intenzionale. Nei suoi confronti - riferisce il CdT - il procuratore pubblico Roberto Ruggeri ha chiesto e ottenuto un periodo di carcerazione preventiva di dieci settimane per il rischio di recidiva.

Il 50enne resterà quindi dietro alle sbarre almeno fino ad agosto, nonostante neghi ogni addebito. La procura nel frattempo vuole chiarire se sia coinvolto negli altri episodi degli ultimi mesi.

L’altro uomo fermato è stato invece rilasciato ma, stando alla Rsi, rimane indagato per il rogo del 25 febbraio in via Nosedo.

Per il 50enne si profilerebbe invece la recidiva. Nel 2010 era infatti finito a processo con l’accusa di incendio intenzionale aggravato per aver appiccato roghi nelle cantine di cinque palazzine del Luganese. Il tutto in soli 6 giorni nell’agosto 2009.

In quelle occasioni aveva dato fuoco con un accendino al materiale infiammabile che si trovava negli scantinati. In aula gli venne riconosciuto un grave disturbo della personalità aggravato da una forte dipendenza da alcol e psicofarmaci.

La perizia riferiva di una totale irresponsabilità in relazione all’imputazione di incendio intenzionale aggravato. Per questo fu assolto non essendo in grado di intendere e di volere. Fu però ritenuto colpevole di altri roghi, tra il 2006 e il 2008, e di malversazioni ai danni dell’Istituto sociale comunale di cui era dipendente. Il giudice Claudio Zali decise una pena di 18 mesi sospesi e una misura psicoterapeutica stazionaria.

Fece invece discutere, nel corso del procedimento, il rapporto dell’imputato con il fuoco. Un rapporto definito «morboso».

Già nel '94 fu protagonista di un fatto emblematico: dopo aver rubato un'auto, si fermò a un distributore per fare benzina. Poi si cosparse di carburante e si accese una sigaretta. Le fiamme divamparono immediatamente causandogli ustioni tali da necessitare tre trapianti di pelle.

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