L’accusa propone una pena pecuniaria, sospesa, nei confronti del direttore della scuola di Arbedo-Castione a processo per favoreggiamento. La difesa chiede l'assoluzione
LUGANO - «Sapeva perfettamente come comportarsi di fronte alla segnalazione di un possibile abuso sessuale». Così il sostituto procuratore generale Nicola Respini, chiedendo che il direttore dell’istituto scolastico di Arbedo-Castione sia condannato a una pena pecuniaria, sospesa. Per l’accusa l’imputato di 61 anni non avrebbe ascoltato la richiesta d’aiuto proveniente da una madre che gli aveva segnalato il comportamento sospetto del docente: «La donna gli ha spiegato che il maestro faceva dei massaggi sotto le mutande» sottolinea.
E il direttore avrebbe percepito, a mente di Respini, che la madre «era sconvolta». Ma quando ha poi contattato il sindaco per informarlo, si sarebbe limitato a dirgli che il maestro praticava dei messaggi alla schiena dell’allievo. «Ha cercato in tutti i modi di sminuire quanto era successo».
Un comportamento che stupisce, a dire dell’accusa. Da una parte considerando che negli ultimi decenni si fa sempre più prevenzione e sensibilizzazione relativa agli abusi sui minori. «Anche nell’istituto scolastico di Arbedo-Castione». Dall’altra perché in passato il direttore si era già dovuto confrontare con presunti abusi, che gli erano stati segnalati da una docente della scuola dell’infanzia: «Allora aveva subito interpellato la polizia».
La richiesta è dunque di confermare il decreto d’accusa, che propone una pena pecuniaria sospesa di complessivi 20’400 franchi.
La difesa punta all’assoluzione - Non ci sta la difesa, rappresentata dall’avvocato Niccolò Giovanettina, che punta all’assoluzione. «Dobbiamo riportare le lancette dell’orologio a quel giugno del 2015, lasciando da parte quello che sappiamo oggi dopo la condanna del maestro: era un maestro difficile, ma nessuno pensava che potesse essere associato a quel tipo di reati» afferma il legale.
Il difensore chiede quindi una ricostruzione dei fatti che sia «corretta». Il direttore all’epoca aveva ricevuto la segnalazione e ne avrebbe immediatamente parlato con il sindaco: «È stato lo stesso sindaco a dirgli di convocare il docente». E l’imputato così aveva fatto, «non per aiutarlo o favorirlo, ma per capire la situazione». Se avesse voluto ostacolare la ricerca della verità, «non avrebbe dapprima chiamato il sindaco».
La madre non avrebbe inoltre informato il direttore di essersi già rivolta al pediatra e all’assistenza alle vittime, tantomeno dell’intenzione di fare denuncia: «Alla donna interessava la messa in sicurezza degli allievi, che il docente non tornasse in classe, non si aspettava che chiamasse la polizia». La gravità della situazione, sottolinea il legale, non era chiara «nemmeno alla famiglia».
Il giudice Marco Villa comunicherà la decisione alle 12.30.