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LUGANODue sberle ai giovani «maleducati», denunciata

16.05.19 - 11:00
Una 47enne del Mendrisiotto è finita nei guai per avere redarguito un gruppo di giovani al Parco Ciani. «Presa a insulti e sputi»
tipress
Due sberle ai giovani «maleducati», denunciata
Una 47enne del Mendrisiotto è finita nei guai per avere redarguito un gruppo di giovani al Parco Ciani. «Presa a insulti e sputi»

LUGANO - «Non rompere le scatole, pu...ana». Si è sentita rispondere così, e non ci ha visto più. Una mamma 47enne del Mendrisiotto è stata denunciata dopo avere perso le staffe con un gruppo di minorenni al Parco Ciani. I fatti risalgono al primo maggio, ma la denuncia  – da parte dei genitori di uno dei ragazzi – è arrivata settimana scorsa. 

«Non rompere, pu...ana» - Due sberle tirate nella concitazione di una scena, a tutti gli effetti, poco edificante. A scatenare l'intervento della signora il gesto di tre giovani che, alla foce del Cassarate, si divertivano a buttare avanzi di cibo e carta stagnola a un cigno. Redarguiti «con calma ed educazione» dalla donna in compagnia di un'amica, i tre avrebbero risposto con insulti e strafottenza. «Siamo una baby-gang. Non rompere e fatti i ca...i tuoi, pu...ana». 

Insulti e sputi - La 47enne ha perso il controllo, ammette. «Ho reagito d'istinto con una sberla, ai miei tempi si usava così. Siamo rimaste sconvolte. Se ne sono andati ridendo e minacciandoci di morte». Dopo alcuni minuti la sedicente "gang" torna sul posto, circonda le due donne e le copre di insulti e sputi, riprendendo la scena con un telefonino. «Ce ne siamo andate temendo finisse male» racconta la 47enne, che nelle ore successive si è rivolta alla polizia senza sporgere denuncia. A distanza di giorni ha scoperto di essere stata denunciata lei, invece: dai genitori di uno dei ragazzi.

Pochi casi - La Polizia cantonale non entra nel merito, essendoci una denuncia (e una probabile contro-denuncia) pendente. L'accaduto comunque non è all'ordine del giorno. «Registriamo pochissimi casi di sberle ai minori da parte di estranei, per fortuna» spiega Myriam Caranzano della fondazione Aspi, che si occupa di protezione dell'infanzia. «La stragrande maggioranza delle volte la violenza cosiddetta "educativa" in Ticino si esercita in ambito famigliare, è meno visibile ma molto diffusa».

«Gesti da condannare» - In realtà – precisa l'esperta – una sberla «non è mai educativa e va condannata in ogni caso, anche se le passate generazioni in Ticino come altrove sono cresciute con un concetto diverso». La denuncia «è prevista dalla legge e può essere l'occasione per un chiarimento educativo auspicabile tra le parti». Vedremo se finirà così, per la sberla al Parco Ciani. 

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