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CANTONELa difesa: «L’imputato non è colpevole»

14.05.19 - 16:29
Il legale del 23enne a processo per i fatti avvenuti alla discoteca La Rotonda di Gordola chiede il proscioglimento dalle principali accuse
Tipress (archivio)
La sentenza è attesa per domani alle 16.30.
La sentenza è attesa per domani alle 16.30.
La difesa: «L’imputato non è colpevole»
Il legale del 23enne a processo per i fatti avvenuti alla discoteca La Rotonda di Gordola chiede il proscioglimento dalle principali accuse

LUGANO - Il giovane è innocente: quella notte non ha sferrato nessun pugno. Lo sostiene l’avvocato Yasar Ravi in difesa del 23enne a processo per i fatti avvenuti nelle prime ore del 22 aprile 2017 alla discoteca La Rotonda di Gordola, quando un 44enne perse la vita a seguito di un colpo alla testa. Il legale chiede che l’imputato sia prosciolto dai principali reati e auspica una pena massima, sospesa, di dodici mesi.

Dichiarando la non colpevolezza del 23enne, il legale punta il dito contro un agente di sicurezza che avrebbe fornito una versione «assolutamente inattendibile» relativa ai fatti di quella notte. «Le bugie raccontate dall’agente portano la difesa a credere che sia stato quest’ultimo a travolgere, seppur involontariamente, la vittima».

E si sofferma allora sul racconto fornito da un altro testimone che in quel momento si trovava sul luogo dei fatti, nell’atrio della discoteca. Un racconto in cui si parla di una spallata da parte di una persone che indossava una giacca scura e attillata, oltre a pantaloni e scarpe scuri. «Quella sera l’imputato indossava una maglietta a maniche corte taglia L, un paio di jeans blu e scarpe da ginnastica rosse» sottolinea Ravi.

Lo spaccio di cocaina - La difesa non si sofferma sull’accusa di infrazione alla legge federale sugli stupefacenti, a cui il 23enne deve rispondere per un traffico di cocaina risalente al periodo tra il 2014 e il 2016. I fatti sono stati ammessi dallo stesso imputato. L’avvocato si oppone però all’aggravante prevista dall’atto d’accusa, in quanto «il giovane non avrebbe realizzato un guadagno considerevole». E avrebbe rinunciato spontaneamente all’attività illegale. Gli illeciti rientrerebbero quindi «in un periodo di smarrimento».

Nessun precedente - «Fino all’aprile del 2017 il 23enne non aveva nessun precedente penale per reati contro l’integrità fisica» sottolinea il legale, spiegando inoltre che a seguito della carcerazione il giovane ha preso in mano la propria vita: ha trovato un posto di lavoro, ha ripagato i suoi debiti. «Oggi è una persona diversa, con un atteggiamento più maturo e responsabile».

La richiesta dell’accusa - Stamani il procuratore pubblico capo Arturo Garzoni aveva proposto la condanna a una pena detentiva di dodici anni, chiedendo la conferma dell’accusa di omicidio intenzionale per dolo eventuale. Nel suo intervento aveva sottolineato che quella notte l’imputato si era reso protagonista di «un’escalation gratuita di violenza».

La Corte, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, comunicherà la decisione domani alle 16.30.

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