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LUGANOOmbre sul Mizar. La Città non è più interessata

24.03.19 - 11:49
«Quegli spazi non sono più necessari». Michele Foletti affossa lo stabile situato a Molino Nuovo che dovrebbe diventare un polo di ricerca biomedica. Artioli: «Sarà una cattedrale nel deserto»
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Ombre sul Mizar. La Città non è più interessata
«Quegli spazi non sono più necessari». Michele Foletti affossa lo stabile situato a Molino Nuovo che dovrebbe diventare un polo di ricerca biomedica. Artioli: «Sarà una cattedrale nel deserto»

LUGANO - Alla Città di Lugano non interesserebbe più il Mizar. Questo almeno secondo Michele Foletti, presidente della Lugano Medtech - fondazione che dovrebbe gestire il progetto - che al Caffè ha dichiarato che «la ricerca non si è sviluppata come si prevedeva. E quindi oggi quegli spazi non sono più necessari».  Gli spazi sono quelli dello stabile con sede a Molino Nuovo dove la Città di Lugano e il Cardiocentro hanno intravisto il luogo ideale per dare vita a un polo di ricerca biomedica.

«Non possiamo pensare di comprare uno stabile con i soldi dei contribuenti (48 milioni di franchi, ndr) - ha continuato Michele Foletti - per poi lasciarlo vuoto. O si trovano dei privati interessati a subentrare nel progetto o tanto vale lasciar perdere». Si tratterebbe di 1.500 metri quadri. A questi si potrebbero aggiungere i 1'000 prenotati dalla Fondazione Agire. 

Il progetto potrebbe quindi avere un’altra sede. «Stiamo conducendo un’analisi del potenziale del settore medtech nel Luganese e più in generale in Ticino per capire quali potrebbero essere le necessità logistiche degli enti pubblici e dei privati - ha concluso Foletti - siamo ancora in contatto con Swisslife, ma il Mizar non è più il nostro focus».

Supporta la scelta di una differente ubicazione l’imprenditore Stefano Artioli, Ceo di Artisa Group: «Quello stabile è sbagliato di natura - ha sottolineato al Caffè - è stato costruito per ospitare una banca e difficilmente può essere riconvertito. Farne degli appartamenti sarebbe troppo costoso. Il Mizar è una cattedrale nel deserto destinata a restare vuota ancora per molti anni».

A favore dello stabile di Molino Nuovo si è invece espresso il rettore dell’Usi Boas Erez, riconoscendo tuttavia che a lui spetta occuparsi di altro: «L’abbondanza è meglio della scarsità. In questi ambiti bisogna sempre prevedere un margine di crescita. È quindi meglio partire con un edificio spazioso che rischiare di essere frenati da problemi di ristrettezza».

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