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CANTONEL’accusa: «Il camionista non si è addormentato»

11.03.19 - 12:14
Chiesta una pena sospesa di venti mesi nei confronti dell’ex autista a processo per l’incidente in cui, nel 2016, perse la vita una famiglia tedesca. La difesa punta all’assoluzione
Foto FVR / Franjo M.
L’accusa: «Il camionista non si è addormentato»
Chiesta una pena sospesa di venti mesi nei confronti dell’ex autista a processo per l’incidente in cui, nel 2016, perse la vita una famiglia tedesca. La difesa punta all’assoluzione

LUGANO - «Quel giorno i soccorritori si sono trovati davanti a una scena agghiacciante: uno dei più gravi incidenti avvenuti in Ticino». Così il procuratore pubblico Arturo Garzoni ricorda la tragedia del 26 luglio del 2016, in cui sull’A2 a Quinto perse la vita un’intera famiglia tedesca che stava rientrando dalle vacanze in Italia. E nei confronti dell’ex camionista cinquantaduenne oggi a processo chiede una pena, sospesa, di venti mesi per omicidio colposo plurimo e grave infrazione alle norme della circolazione.

I dubbi dell’accusa - All’origine dell’incidente, come emerso a inchiesta già conclusa, vi sarebbe un colpo di sonno dovuto a una grave forma della sindrome da apnea notturna. Ed è su questo aspetto che il procuratore si è chinato nella sua requisitoria, sollevando alcuni interrogativi. «Il colpo di sonno era stato escluso anche dal conducente, come pure eventuali problemi di salute prima dell’incidente. Ma poi si è cominciato a parlare di sonnolenza anche per il periodo precedente».

Velocità costante, in curva - Inoltre, per seicento metri il TIR ha mantenuto una velocità costante di 90 chilometri orari e ha seguito la carreggiata, che in quel punto era curva. «La perizia tecnica mostra che l’urto è avvenuto esattamente dietro alla vettura, al centro della corsia». Per la pubblica accusa vi sarebbe quindi stato un abbassamento della soglia di attenzione, «ma l’imputato non si è addormentato».

«La tragedia ha rovinato una famiglia, ma anche chi l’ha cagionata» sottolinea Garzoni, spiegando che da parte della pubblica accusa c’è stata la volontà di fare chiarezza, «senza però scadere nel gratuito accanimento nei confronti dell’imputato che ha già pagato».

La difesa: «Fu un colpo di sonno» - La difesa punta invece all’assoluzione del cinquantaduenne. E l’avvocato Stefano Genetelli lo fa tornando sui dubbi avanzati dall’accusa: «Il 26 luglio 2016 l’imputato non si è reso conto della colonna ferma davanti a lui perché ha avuto un colpo di sonno dovuto alla sindrome da apnea notturna».

Il legale sottolinea che dalla perizia medica emerge che «nelle persone in preda a un colpo di sonno non viene a mancare la tensione muscolare, pertanto l’imputato poteva mantenere l’acceleratore premuto a fondo. E secondo il perito l’autista poteva anche effettuare una curva ad ampio raggio, «senza uscire di strada».

Al cinquantaduenne non si potrebbe poi imputare nessuna responsabilità per la presenza della sindrome, perché - come sottolinea ancora il suo difensore - nel periodo precedente al fatto si era anche sottoposto all’obbligatoria visita medica annuale.

Le scuse - «Mi dispiace, chiedo scusa ai familiari delle vittime per quello che è successo». Con queste parole dell’imputato si chiude quindi il dibattimento. La Corte, presieduta dal giudice Mauro Ermani, comunicherà la sentenza questo pomeriggio alle 16.30.

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