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CANTONEMadre colpevole di tentato omicidio

21.12.18 - 15:21
Otto anni di carcere per la donna, tre per il padre e sedici mesi per il nonno. La Corte: «È stato reso normale, ciò che invece era aberrante»
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Madre colpevole di tentato omicidio
Otto anni di carcere per la donna, tre per il padre e sedici mesi per il nonno. La Corte: «È stato reso normale, ciò che invece era aberrante»

LUGANO - Otto anni per la madre, tre anni (di cui un’anno e mezzo da espiare) per il padre. E sedici mesi, di cui sei da espiare, per il nonno. Sono queste le condanne stabilite nei confronti della famiglia comparsa alle Criminali per avere fatto subire - tra l’estate del 2015 e l’inizio del 2017 - tutta una serie di violenze ai quattro figli (vedi articoli correlati). Mettendo inoltre a repentaglio la loro vita. Per la coppia è stata riconosciuta la scemata imputabilità, per lei si parla anche di collaborazione in corso d’inchiesta. Per i due è inoltre stato ordinato un trattamento ambulatoriale. La decisione è stata comunicata poco fa dalla Corte presieduta dal giudice Mauro Ermani.

«Non poteva non sapere» - La donna è stata ritenuta colpevole di tentato omicidio, nella forma del dolo eventuale, per cinque degli episodi descritti nell’atto d’accusa: si tratta della lite con il marito in cui era spuntato un coltello e di quattro casi in cui erano coinvolti i figli, che hanno subito violenze potenzialmente letali. «Pur considerando il suo deficit cognitivo, non è possibile che l’imputata non fosse consapevole di poter uccidere». Per lei si parla anche di lesioni semplici, vie di fatto e coazione. «Ha reso normale, ciò che invece era aberrante».

La regola omertosa - È colpevole anche il padre, principalmente accusato di abbandono per non aver difeso i figli. «Ha seguito quella regola omertosa di comportamento che prevede di lavare i panni sporchi in famiglia» ha sottolineato la Corte. «L’imputato ha anteposto l’immagine della famiglia alla tutela della sana e armoniosa crescita dei bambini».

I valori del nonno - Il nonno (anche oggi assente non giustificato in aula) è stato condannato per violazione del dovere d’assistenza o educazione per aver trasmesso valori inappropriati alla famiglia. Ed era al corrente di quanto accadeva tra quelle mura domestiche, senza segnalarlo alle autorità.

Tutti espulsi - Nei confronti di tutti e tre gli imputati è ordinata l’espulsione dal territorio elvetico. Per la madre la misura vale per un periodo di dieci anni, per il padre di sette e per il nonno di cinque.

L’invito della Corte - La Corte ha concluso la comunicazione della decisione con un invito rivolto agli imputati: «Se davvero tenete ai vostri figli, lasciate che possano prendere in mano il loro futuro. Abbiate rispetto per il profondo dolore che avete loro inferto».

Il fermo del padre - Il padre, che nella mattinata di ieri non si era presentato in aula, è poi stato fermato: nel pomeriggio era arrivato al tribunale, quando il dibattimento si era già concluso e la Corte si era ritirata nella Camera di Consiglio. E infatti oggi è stato accompagnato in aula dagli agenti.

Le richieste delle parti - La procuratrice pubblica Valentina Tuoni aveva chiesto il carcere per tutti e tre gli imputati. Nello specifico: nove anni per la madre, quattro per il padre e due per il nonno. I difensori - gli avvocati Pascal Cattaneo, Stefano Camponovo e Marco Masoni - si erano invece battuti per una massiccia riduzione della pena. «Ha commesso atti imperdonabili, ma non ci troviamo di fronte a un mostro» aveva sottolineato Cattaneo in difesa della donna, facendo leva sul lieve ritardo mentale rilevato dalla perizia psichiatrica.

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