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BELLINZONA«Così distruggete un uomo, Bewar è depresso e dimagrito»

04.05.18 - 16:18
Non sono servite a nulla le quasi 5.000 firme raccolte dai ticinesi per fare restare in Svizzera il 31enne parrucchiere iracheno. Ma il suo avvocato annuncia: «Pronti a ricorrere alla Corte europea»
tipress
«Così distruggete un uomo, Bewar è depresso e dimagrito»
Non sono servite a nulla le quasi 5.000 firme raccolte dai ticinesi per fare restare in Svizzera il 31enne parrucchiere iracheno. Ma il suo avvocato annuncia: «Pronti a ricorrere alla Corte europea»

BELLINZONA – Quasi cinquemila firme che non sono servite a nulla. Il Tribunale federale deciderà le sorti di Bewar Omar, il 31enne iracheno (di origine curda) che vive a Bellinzona e a cui è stato chiesto di lasciare la Svizzera, indipendentemente dalla voce del popolo. Lo evidenzia il Segretariato di Stato della migrazione, secondo cui le firme a sostegno della permanenza in Ticino del giovane barbiere non hanno alcun peso legale. «È vergognoso quanto sta accadendo – sostiene Immacolata Iglio Rezzonico, legale di Bewar –. Così si sta distruggendo un essere umano».

Tristezza – Sono passati due mesi da quando le autorità hanno deciso di non rinnovare il permesso di dimora a Bewar. Da allora non può più nemmeno lavorare. «L'unica cosa a cui dovrebbe pensare adesso – dice l'avvocato – è l'organizzazione del suo rimpatrio. Bewar è scivolato in una situazione di enorme tristezza, è depresso, dimagrito. Sta malissimo. Anche la sua ragazza, una giovane ticinese, sta soffrendo molto».

Ripartito da zero – Un dramma nel dramma. Perché Bewar non ha di certo avuto un passato facile. All'età di 22 anni era scappato dal suo Paese, dopo l'uccisione del fratello per mano dei terroristi. In Svizzera è ripartito da zero. Si è formato e ha sempre lavorato. Non solo. A detta di chi lo conosce, la sua condotta è sempre stata ottima. Esemplare.   

Una terra (poco) tranquilla – Ora, però, Berna ritiene che la situazione nella terra d'origine di Bewar non sia più pericolosa. E quindi invita il 31enne a tornarsene a casa. «Ma è un controsenso – tuona l'avvocato –. Il Dipartimento Federale degli Affari Esteri sconsiglia vivamente agli svizzeri di visitare l'Iraq per le vacanze. Significa che tanto tranquillo quel Paese non è. In più il ministro della migrazione iracheno ha di recente dichiarato che non vuole rimpatri forzati dall'Europa. Dove stiamo mandando Bewar?». 

Una questione di principio – Immacolata Iglio Rezzonico non è intenzionata a gettare la spugna. «Ora c'è un ricorso pendente al Tribunale federale. Vediamo quale sarà la risposta. Ma io sono pronta a fare ricorso anche alla Corte europea. È una questione di principio».  

 

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