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CANTONEL’accusa: «Quelle bambine erano delle sconosciute»

21.11.17 - 12:03
Il sostituto procuratore generale Antonio Perugini chiede una pena detentiva di due anni nei confronti dell’uomo a processo per atti sessuali con fanciulli
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L’accusa: «Quelle bambine erano delle sconosciute»
Il sostituto procuratore generale Antonio Perugini chiede una pena detentiva di due anni nei confronti dell’uomo a processo per atti sessuali con fanciulli

LUGANO - «Quanto successo si spiega soltanto con l’attrazione per le ragazzine minorenni, soprattutto in tenera età». Così il sostituto procuratore generale Antonio Perugini, che chiede una pena detentiva di due anni, eventualmente con la condizionale, nei confronti dell’uomo sulla sessantina a processo per atti sessuali con fanciulli. Il procuratore ritiene inoltre opportuno un divieto di esercitare un’attività professionale o extra professionale a contatto con minorenni.

Davanti alla Corte delle Assise criminali di Locarno, riunita a Lugano e presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, l’accusa rileva nei singoli episodi un crescendo di «intraprendenza e sfrontatezza». Nel 2016 in diverse occasioni l’imputato - come si evince dall’atto d’accusa - aveva afferrato una bambina sconosciuta in piscina, aveva indotto la figlia a toccarlo nelle parti intime e, nell’ultimo caso, aveva portato nella propria stanza una fanciulla di sette anni, mentre la famiglia di questa si trovava nel ristorante in cui l’uomo era attivo. «Si tratta di reati gravi, soprattutto perché avvenuti nel confronto di persone fragili, vulnerabili e sconosciute».

Da parte loro, i legali degli accusatori privati, avanzano richieste di risarcimento per torto morale. L’avvocato Carlo Borradori sottolinea che «quanto avvenuto al ristorante rappresenta l’incubo di ogni genitore o di ogni persona che con un minorenne si trova in una situazione di relax».

L’imputato, difeso dall’avvocato Alain Susin, ammette soltanto l’ultimo episodio. Per gli altri due si giustifica parlando di «gesti giocosi».

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