Intervista a Ignazio Cassis eletto consigliere federale dopo 18 anni di assenza in Governo per il Canton Ticino
BERNA - Tutti le hanno chiesto cosa porta un ticinese in Governo, una domanda che non le è piaciuta.
«Sì, mostra come vi siano delle visioni completamente diverse. Questa domanda diventa col passare del tempo quasi assurda. Nessuno chiede mai cosa porta un romando o cosa porta uno svizzero tedesco in Consiglio federale. È come chiedere: perché abbiamo due occhi? Abbiamo due occhi perché dopo milioni di anni di evoluzione genetica abbiamo due occhi. E la Svizzera perché ha più lingue? Perché ha una storia per cui ha più lingue. Questo dimostra da un lato un’ignoranza storica abbastanza grande e dall’altra il fatto che nessuno si ponga la domanda in altri termini».
Oppure le si può chiedere: cosa porterà un consigliere federale al Ticino?
«Anche a questa domanda si può rispondere in modo analogo: un consigliere federale non ci porta niente. Non è un sesto consigliere di Stato ticinese. Non può venire e risolvere i problemi specifici del Canton Ticino. Però un consigliere federale ticinese instaura un dialogo permanente con il governo cantonale, anticipa la discussione di certi problemi, identifica delle soluzioni, funge da ponte tra Bellinzona e Berna, e quindi accelera e migliora la qualità della risposta».
In Ticino il clima politico è molto conflittuale, pensa che la sua elezione possa portare un po’ di serenità?
«Io credo che occorra sottolineare che in Canton Ticino vi sia un 80% di persone silenziose che si alzano la mattina, vanno a lavorare, hanno dei buoni valori e che in buona parte sento di rappresentare. Poi vi è un 20% di arrabbiati, di scontenti, che gridano e fanno sentire la loro voce. Spesso i media tendono ad amplificare le voci degli scontenti. Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Di conseguenza io mi sento di rappresentare soprattutto quel Ticino che vuole costruire il domani e non quello che qualunque cosa si faccia non gli va mai bene. Di conseguenza quel Ticino lì neanche ha voluto sostenermi in questa campagna, però ancora una volta: quando lavoro per il Canton Ticino lo faccio per tutti e spero che con il passare del tempo si capisca che costruendo si fa di più che disfando».
Quando un bambino le chiederà come si diventa consigliere federale, cosa gli dirà?
«Gli dirò di amare il suo Paese e cercare di servirlo per i prossimi trent’anni con tutta la sua energia».
Sa già tutto come si fa nella pratica il consigliere federale o deve ancora scoprire qualcosa?
«Non so tantissimo. Non so per esempio come funzionano le sedute, non so che dinamiche ci sono. Ho capito che si vota poco, ma come si discute, in quale ordine, con quanto tempo a disposizione, con che tipo di schiettezza. Non so quanto viene formalizzato e quanto invece rimane informale».
Insomma, si torna a scuola?
«Sì, si torna a scuola».