I ladri hanno rubato tre bici pardate e una "normale" provenienti dall'Atelier Ri-cicletta di SOS Ticino
LOCARNO - Ladri di biciclette a Locarno. No, non è la proposta in cartellone del festival del film in piazza Grande, ma la denuncia di Pietro Di Conza, responsabile SOS-Ticino dell'Atelier Ri-cicletta, officina dove vecchie biciclette destinate alla discarica tornano a nuova vita. In occasione del concorso cinematografico dall'atelier arrivano le biciclette pardate, che vengono vendute o noleggiate, dando quel tocco vetero-chic in più alla magica atmosfera che si respira sul Verbano. Una soluzione comoda ed ecologica per una città che scommette da tempo su una politica sensibile alla tutela dell'ambiente e che ha ottenuto già quattro anni fa il riconoscimento di Città dell'Energia.
A Locarno si è alla ricerca degli autori del furto di quattro biciclette, di cui tre pardate, che, come ci ha detto Di Conza, «sono scomparse nel giro di poche ore». I furti registrati sono stati quattro (di cui tre denunciati alla polizia), avvenuti tra mercoledì e giovedì.
«E' un peccato» - commenta Di Conza - «perché queste biciclette non sono come le altre. Sono il risultato di un lavoro fatto con cura, impegno e scrupolo da persone senza lavoro e qualcuno anche in assistenza». Infatti «sono dalle 12 alle 17» le persone impiegate nell'atelier di Rivera, spazioso, moderno e fornito di tutto il necessario. «Nel nostro gruppo ci sono uomini dai 18 ai 63 anni che si occupano di recuperare negli ecocentri vecchie biciclette usate, ma non solo». Infatti le biciclette donate dalla polizia cantonale e da privati cittadini. Ed è compito di SOS-Ticino andarle a recuperare, anche in Svizzera tedesca.
Di Conza sottolinea la valenza sociale del lavoro dell'atelier di SOS-Ticino. Oltre a occupare persone senza lavoro, «sono 400 le biciclette che vengono mandate in Africa ogni anno». Di Conza spera che queste biciclette possano rispuntare e tornare ai legittimi proprietari, anche perché quelle di SOS Ticino, pardate o no, sono cariche di storia. «Rubando queste biciclette si è tolta la possibilità di potere andare a vedere un film in piazza o si è messo in difficoltà persone che alle 2 o alle 3 di notte non avevano più un mezzo per tornare a casa, magari in Valle Maggia», ha continuato Di Conza.