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MUZZANO / TURGOVIAParla la madre di Chayenne: «Me la vedo ancora tra le braccia»

11.05.16 - 12:00
Per la prima volta la 41enne racconta quel 21 luglio 2015, giorno in cui dimenticò in macchina la figlia di 6 anni, che non sopravvisse al caldo torrido di quel pomeriggio d'estate
Foto d'archivio (Tipress)
Parla la madre di Chayenne: «Me la vedo ancora tra le braccia»
Per la prima volta la 41enne racconta quel 21 luglio 2015, giorno in cui dimenticò in macchina la figlia di 6 anni, che non sopravvisse al caldo torrido di quel pomeriggio d'estate

MUZZANO - Non è passato neppure un anno da quella torrida giornata d'estate del 21 luglio. La notizia della morte della piccola Chayenne, bambina di sei anni che stava trascorrendo le vacanze nel campeggio «La Piodella» di Muzzano, arrivò il mattino del giorno dopo, attraverso un comunicato della polizia cantonale. Il corpo ormai senza vita della piccola era stato rinvenuto poco prima delle 20.30 del 21 luglio. La bambina era rimasta chiusa nell'abitacolo dell'auto per quasi quattro ore. La madre, all'arrivo dei soccorritori, aveva dichiarato di «essersi dimenticata» di aver lasciato la figlia in auto.

Oggi Anja, madre di Chayenne, racconta al Blick quella giornata d'estate. C'è in particolare un'immagine che perseguita la mente della 41enne, ossia il momento in cui è tornata in macchina e ha trovato la figlia senza vita. «Chayenne sembrava così calma. E' come se giacesse nel suo letto», ha raccontato Anja, che ha ancora davanti agli occhi il momento in cui i sanitari accorsi interrompono le operazioni di rianimazione. «Mi vedo ancora Chayenne, morta tra le mie braccia, che inizia a sanguinare».

La turgoviese racconta che il dolore l'accompagna ogni secondo della sua vita: «Tiro avanti. Ma sono ancora lontana dal riuscire a superare questo lutto». E ancora: «Chayenne è ogni giorno con me! La sento sempre. E mi lancia spesso suoi segnali».

Al primo anniversario della morte della piccola, Anja vuole tornare sul luogo della disgrazia. «Al campeggio non sono più tornata, mentre in Ticino sì, quando sono stata interrogata dalla procuratrice pubblica. A Lugano mi è quasi mancata l'aria». A metà marzo del 2016 la procuratrice Capo Fiorenza Bergomi, titolare dell'inchiesta, ha firmato un decreto d'abbandono nei confronti della donna. Tuttavia la battaglia con il marito per riavere l'affidamento degli altri figli è durata mesi ed ha ulteriormente messo a dura prova la 41enne. «Il Care Team del canton Turgovia ha prodotto una perizia su di me, nella quale si sostiene che ero psicologicamente provata, ma totalmente solida, anche senza farmaci», ha dichiarato Anja.

Con la morte di Chayenne la guerra tra la donna e l'ex marito è terminata a Pasqua di quest'anno. Anja ha avuto il riaffidamento dei figli.

E poi c'è quell'etichetta che non riesce ancora a togliersi, ossia quella di essere una madre snaturata. «Sono in pace con me stessa e posso guardarmi allo specchio», ha continuato Anja S. «Sono una brava mamma. I miei figli sono la cosa più importante e non li ho mai trascurati».

Anja, comunque, afferma di non volersi arrendere, nonostante tutto. E' grazie ai suoi figli che riesce a trovare la forza per andare avanti, nonostante «la morte della sua piccola principessa, la vertenza legale e la separazione dal marito».

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