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LUGANO«Non avevano intenzione di uccidere»

20.04.16 - 11:08
Nel processo per i fatti di Purasca, la parola è passata ai difensori. La sentenza è attesa a partire dalle 16
TiPress
«Non avevano intenzione di uccidere»
Nel processo per i fatti di Purasca, la parola è passata ai difensori. La sentenza è attesa a partire dalle 16

LUGANO – «A volte gli autori di fatti violenti sono persone dal vissuto drammatico». È così che l’avvocato Deborah Gobbi ha esordito alle Criminali di Lugano presiedute dal giudice Amos Pagnamenta. Nel processo a porte chiuse nei confronti della cosiddetta “coppia del softair”, accusata in particolare di tentato assassinio per l’aggressione di Purasca della scorsa estate, stamattina la parola è dunque dapprima passata alla difesa dell’imputata 28enne. L’avvocato ha sottolineato che la sua assistita è una «persona afflitta da un ritardo mentale e con una vita caratterizzata da esperienze traumatiche».

«Rapina, non assassinio» - L’insulto da parte del 64enne avrebbe avuto un ruolo determinante nelle azioni della 28enne. «Un insulto che – come ha spiegato l’avvocato Gobbi – assieme al suo vissuto ha portato a un conflitto interiore, che poi si è tramutato in rabbia nei confronti della vittima». Ma l’intenzione era di sottrarre all’uomo l’orologio, non di uccidere. Si dovrebbe dunque ritenere, secondo la difesa, il reato di rapina: «Perché si possa parlare di tentato assassinio, è necessario che l’imputato sapesse che il suo gesto avrebbe portato alla morte della vittima». Tenendo conto di una scemata responsabilità di grado medio, l’avvocato chiede dunque una pena di cinque anni e mezzo da scontare in una struttura psichiatrica chiusa. Gobbi chiede inoltre che la sua assistita sia prosciolta dal reato di truffa, previsto per la rivendita di un orologio falso.

L’incontro in un momento difficile – Il difensore del 51enne, l’avvocato Roy Bay, insiste invece sull’influenza esercitata dalla 28enne. La donna, che l’imputato avrebbe incontrato in un momento difficile, avrebbe infatti cercato con insistenza l’aiuto del compagno per vendicarsi del torto subito. Per questo avrebbe fatto presa su un dramma vissuto dal 51enne in passato. E lo avrebbe anche spronato dicendogli: «Non hai le palle, non sei un uomo». Ma nei fatti di Purasca, anche lui non avrebbe avuto l’intenzione di uccidere: «Se così fosse stato, quella notte si sarebbe mascherato e avrebbe preso un’arma, non una chiave a croce, e avrebbe colpito alla testa non alla schiena» sottolinea Bay, che a sua volta chiede una massiccia riduzione della pena, con proscioglimento dall’accusa di tentato assassinio. Come pure da quello di truffa.

Ora la decisione spetta alla Corte. La sentenza è attesa a partire dalle 16.

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