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CANTONE"Banchiere" della 'ndrangheta, rito abbreviato respinto e dossier rinviato

03.12.15 - 17:51
Il giudice Giuseppe Muschietti ha precisato che in Italia sono ancora in corso procedimenti che riguardano anche il ruolo avuto dall'imputato
Foto Ti-Press Gabriele Putzu
"Banchiere" della 'ndrangheta, rito abbreviato respinto e dossier rinviato
Il giudice Giuseppe Muschietti ha precisato che in Italia sono ancora in corso procedimenti che riguardano anche il ruolo avuto dall'imputato

BELLINZONA - Svolta inattesa oggi al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona dove compariva un 61enne molisano residente a Vacallo, accusato di organizzazione criminale e riciclaggio di denaro. La corte ha respinto il rito abbreviato e ha rinviato il dossier al Ministero pubblico della Confederazione.

Il giudice Giuseppe Muschietti ha precisato che in Italia sono ancora in corso procedimenti che riguardano anche il ruolo avuto dall'imputato e quindi non è possibile processarlo con rito abbreviato.

L'uomo, arrestato lo scorso 17 dicembre, è sospettato di aver ricoperto un ruolo centrale all'interno di una cosca della 'ndrangheta attiva in Lombardia, ritenuta responsabile di traffico d'armi, corruzione di pubblico ufficiale, estorsione e associazione finalizzata al traffico internazionale di droga. Era soprannominato il "banchiere" e secondo gli inquirenti il suo ruolo era investire i proventi del narcotraffico.

Il nome del 61enne era emerso nell'ambito dell'operazione “Rinnovamento” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano contro la cosca 'Libri-De Stefano-Tegano' originaria di Reggio Calabria ma attiva a Milano. L'operazione aveva portato a decine di arresti in Italia. L'Ufficio federale di polizia aveva respinto la richiesta di estradare nella vicina Penisola il 61enne, arrestato qualche giorno dopo in Ticino, poiché il Ministero pubblico della Confederazione intendeva perseguirlo per gli stessi fatti.

Cinquanta persone arrestate in Italia nell'ambito dell'operazione "Rinnovamento" sono già state condannate in luglio a pene variabili fra i 3 e i 20 anni al termine di un processo con rito abbreviato. La pena più pesante è stata inflitta a Giulio Martino che dovrà scontare vent'anni di reclusione. Il giudice di Milano ha inoltre inflitto 10 anni di reclusione a Mario Colangelo, il pentito dalla cui collaborazione è stato possibile ricostruire diversi fatti relativi alla vasta inchiesta.

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