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Benetton nell'enclave: "Una coincidenza, e i ticinesi non vogliono lavorare da noi"

CAMPIONE D'ITALIABenetton nell'enclave: "Una coincidenza, e i ticinesi non vogliono lavorare da noi"

08.09.14 - 08:00
Un negozio della catena ha aperto due giorni prima della chiusura in piazza Dante a Lugano. Con prezzi (e stipendi) italiani
Benetton nell'enclave: "Una coincidenza, e i ticinesi non vogliono lavorare da noi"
Un negozio della catena ha aperto due giorni prima della chiusura in piazza Dante a Lugano. Con prezzi (e stipendi) italiani

LUGANO / CAMPIONE - Ha aperto il 29 agosto. Un venerdì. Due giorni prima della discussa chiusura del negozio Benetton di piazza Dante, a Lugano – una ventina le dipendenti «licenziate ingiustamente», tutte ticinesi o domiciliate, un atto «di bullismo da parte dell’azienda», commenta il sindacato Ocst. Intanto, a 48 ore e 10 km di distanza, un po’ in sordina, spunta un altro Benetton. «È una pura coincidenza, non c’entriamo niente» si schermisce la commessa. Possibile? Stesso marchio, stessa catena. I prezzi però (e gli stipendi) sono diversissimi. «Qui, a Campione d’Italia, i prezzi sono quelli della distribuzione italiana, inferiori del 35-40% rispetto a Benetton in Svizzera» spiega il titolare. 

«Finora a Campione nessuno aveva provato una cosa simile: aprire un negozio che, sfruttando la fiscalità svizzera e il minor costo del lavoro e dei prodotti, faccia concorrenza ai negozi del Sottoceneri attirando qui la clientela ticinese; è una sfida, vedremo come va» continua il proprietario del nuovo negozio. Quanto all’affaire Benetton a Lugano, «l’abbiamo saputo solo qualche mese fa, ma il nostro progetto era precedente: certo, la cosa potrebbe avvantaggiarci. La gente che andava in piazza Dante da qualche parte dovrà pur andare». E i dipendenti? Qualche ricollocamento da Lugano a Campione? «Sono stato due volte alla Benetton di Lugano a chiedere se qualcuno dei dipendenti licenziati sarebbe stato disposto a venire da noi» continua il titolare. «Mi è stato risposto che nessuno era interessato... certo, noi offriamo stipendi italiani, probabilmente per loro è meglio la disoccupazione».

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