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CANTONEComplicata e antisociale, "la concorrenza sulla pelle dei malati non funziona"

03.09.14 - 12:15
Le ragioni del SÌ alla cassa malati unica
Foto Tio
Complicata e antisociale, "la concorrenza sulla pelle dei malati non funziona"
Le ragioni del SÌ alla cassa malati unica

LUGANO - "In Ticino la raccolta firme per questa iniziativa ha avuto un ottimo successo". Ha esordito cosi il deputato in consiglio nazionale, Marina Carobbio, nel presentare le ragioni per il SÌ alla cassa malati unica pubblica, alla quale hanno aderito diverse associazioni svizzere di addetti del settore sanitario. Nella conferenza stampa che ha avuto luogo nella sede dell'Acsi (Associazione consumatrici della Svizzera italiana) a Breganzona, il vice presidente del PSS ha spiegato l'importanza dell'azione politica e di prevenzione per contenere i costi della salute (vedi prezzi dei farmaci), che vanno ad incidere sull'aumento dei premi. L'aumento previsto per l'anno prossimo sarà in media del 3,8%, in un regime "in cui le casse malati si fanno concorrenza per prendersi i soggetti sani e possibilmente giovani, svantaggiando così malati cronici e anziani".

 

"Per la campagna noi spendiamo 250.000 franchi, i contrari 5 milioni" - "La nostra proposta vuole cambiare il sistema di finanziamento della sanità, non la sua qualità e funzionamento. Un sistema che includa tutti gli attori in causa, pazienti compresi e non le lobby e i loro interessi", ha continuato Carobbio. In parlamento, tra i consiglieri nazionali, sono ben 25 coloro legati agli assicuratori, di cui 7 nella Commissione della sicurezza sociale e della sanità (tra i nomi figura il deputato ticinese Ignazio Cassis, PLR). "Oggi per la campagna del "NO" vengono spesi 5 milioni di franchi, di cui 3 provenienti dai fondi delle assicurazioni e prestazioni complementari delle casse malati. Soldi che paghiamo con i nostri premi. Noi ne abbiamo spesi 250mila".

 

"Sistema troppo complicato" - La rappresentante della Acsi, Laura Regazzoni Meli, sostiene che, di fondo, il sistema attuale è ingiusto e troppo complicato nei confronti delle fasce più deboli e dei malati cronici, esclusi dalla possibilità di stipulare contratti complementari perché troppo rischiosi e complicati.

 

"Stessa prestazione, premi diversi" - Rolando Bardelli, medico di famiglia di Balerna, che quotidianamente tocca con mano le problematiche dei pazienti, ha messo in evidenza la discrepanza del prezzo dei premi sempre a scapito delle fasce più deboli. "Per avere la stessa prestazione si pagano premi diversi. È un sistema troppo complicato in cui si favoriscono i più abili, i giovani che hanno dimestichezza con internet e che sono in grado di trovare le migliori offerte in un mercato, in cui la LAMal ha introdotto il principio della concorrenza, mentre gli anziani sono esclusi dalla possibilità di pagare premi più bassi". Secondo il dottor Bardelli la cassa unica sarebbe più trasparente, diminuirebbe le spese amministrative e i costi per marketing e di pubblicità". "Non è normale che per le stesse prestazioni vi sia una discrepanza di prezzo che va dai 350 ai 570 franchi" ha detto il professor Bardelli, citando il caso vodese e indicando la speranza di un sistema di finanziamento in base al reddito.

 

"Il sistema di compensazione dei rischi non funziona" - Il gran consigliere Bruno Cereghetti, esperto del funzionamento della sanità, ha affermato che il sistema è intrinsecamente ingovernabile e destinato alla deriva. "Un sistema che si regge su un meccanismo artificioso della compensazione dei rischi. Immaginate un commerciante che vende buoni prodotti, ma non riesce a servirne abbastanza. Allora prende un furgone, metafora del sistema di compensazione, ma non riesce a soddisfare tutti." "Come fa a compensare costi complessivi se ha a disposizione un miliardo in meno in partenza? Se la Cassa malati A ha speso 10 e l'altra 5, per compensare avrò a disposizione 14 e non 15". Poi Cereghetti paragona il sistema di compensazione UFSP alle grida spagnole di manzoniana memoria, un sistema che non funzionerà mai perché poco trasparente e complicato. "Sono 25 i miliardi a carico della LAMal, di cui il 90% ca. in salari in personale medico e paramedico. A livello di trattative tariffarie bisogna pensare ai cittadini più deboli e non agli utili delle casse malati".

 

"Essere sani o malati non è un merito" - Giorgio Noseda ha iniziato accusando i contrari di fare una propaganda scorretta, ricordando la bontà della iniziativa, che si basa sulla giustizia sociale e sulla solidarietà: "essere malati o sani non è un merito". Noseda ha parlato della necessità di introdurre un patto sociale, anche nella sanità, in cui i più deboli vengano tutelati. "Il libero mercato in questo settore non funziona. È evidente che le casse malati fanno di tutto per prendersi i rischi più bassi".

 

"Non sarà il sistema della mutua" - Ci sarà un premio unico per il cantone, ma resta intatto il sistema di franchigie. "Non sarà la mutua italiana. La legge resta tale e quale ma lo farà in modo equo" ha sottolineato Cereghetti. "I medici continueranno a lavorare in modo privato come avviene adesso e la scelta del medico è garantita". "Il catalogo delle prestazioni resterà uguale. La differenza è che avremo un interlocutore unico, mentre ora ce ne sono 61. E sarà più trasparente".

 

Esplosione dei premi o no? - Sull'aumento dei premi, Marina Carobbio ha assicurato che con una cassa malati pubblica ci saranno almeno 325 milioni in meno di spese riguardanti spese pubblicitarie e di marketing. Il cambiamento di cassa ogni anno costa 100 milioni di franchi. "E permetterà risparmi, grazie all'azione di prevenzione e alla presa a carico dei malati cronici, del 10%".

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