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CANTONEOgni valle ha il suo squillo. Ma i ragazzi sono gli stessi

04.04.14 - 10:02
Chiacchierando coi docenti si scoprono pregi e vizi dei ragazzi ticinesi
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Ogni valle ha il suo squillo. Ma i ragazzi sono gli stessi
Chiacchierando coi docenti si scoprono pregi e vizi dei ragazzi ticinesi
LUGANO - I ragazzi stanno sempre un passo avanti, non c'è scampo. Lo sanno i genitori, lo sanno i docenti. Per questo regolamentare un aspetto delicato come il telefonino tra le mura delle scuole non è un gioco da ragazzi. Lo abbiamo  (secapito anche meglio parlando con direttori, vicedirettori e docenti da Chiasso ad Ambrì, da Cevio ad Acquarossa. Perché sì, il natel può essere un grosso problema, se sfugge dal controllo, ma può essere anche una grande necessità. Famiglie monoparentali, attività extrascolastiche, situazioni straordinarie: poter parlare con i propri figli in pochi secondi ovunque essi siano ha cambiato le regole dell'essere genitori.
Soprattutto buonafede - Trentacinque scuole, ma trentacinque risposte uguali. Quando abbiamo chiesto, perché lo tengono acceso, tutti hanno risposto. "Si tratta soprattutto di dimenticanze, in fondo capita anche agli adulti, a una conferenza, al cinema, in chiesa". Certo, c'è quello più furbo che non vuole interrompere una conversazione su Whatsapp, ma quasi in tutte le scuole ci hanno detto che la recidiva è un'eccezione.
Me l'hanno rubato - Lo smartphone è diventato anche un oggetto di cui vantarsi. Lo fanno gli adulti, esibendo oggetti sempre più costosi, non potrebbero non farlo i ragazzi che da noi apprendono. "Sarà un caso - ci ha detto un direttore - ma non becchiamo mai uno con un telefono vecchio, sempre quelli più nuovi e più costosi". Sì, perché la tentazione è quella di vantare il proprio nuovo acquisto (o meglio dei genitori). La questione smartphone di lusso, però, non si esaurisce qui. Molti ci hanno detto che vietare il telefono a scuola è indispensabile anche per evitare abusi. C'è anche chi, con un cellulare non più à la page, ha approfittato del furto simulato a scuola per tornare a casa e dire "me l'hanno rubato".
Mai più ritirati - Quasi tutte le scuole richiedono che, quando un telefonino viene ritirato, sia un genitore a riprenderlo, così da fare un intervento educativo. Alcuni genitori, però, aggiungono il loro carico da quaranta: decidono di non andare a riprendere il telefono per qualche tempo (settimane o mesi), così da aggiungere pena alla pena. Poi, chi lo sa, c'è anche chi forse se lo scorda. Abbiamo scoperto che nelle segreterie delle scuole ticinesi c'è ben più di un telefono che nessuno si è mai ripreso. Forse è stato regalato il modello nuovo, forse i genitori hanno pensato di far attendere la maggiore età.
Il telefono serve - Alcuni direttori scambiando con noi le loro idee sul tema, ci hanno anche raccontato di quanto sia brutto togliere il telefono a un ragazzo. "Mi si stringe il cuore pensare che a qualcuno poteva servire davvero, magari perché la sera stessa salta un allenamento di calcio e non può chiamare i genitori per avvisarli". Come ci hanno spiegato che è molto difficile "limitare la libertà personale dei ragazzi, ma se i motivi sono veramente forti non si può fare altrimenti".
Motivi forti, scuola umana - I motivi a volte sono forti davvero. Per fortuna sono poche, ma ci sono brutte storie nate da uno smartphone di troppo. Una di queste ha scatenato questa inchiesta, altre sono state scoperte nel frattempo. Quando con il cellulare si superano alcuni limiti, un oggetto utile (spesso indispensabile) può diventare arma. I docenti ticinesi ce lo hanno insegnato, parlando con ciascuno di loro abbiamo capito quanto reputino importante il benessere dei ragazzi. Da un lato cercano di evitare che facciano baggianate che potrebbero presentare il conto più avanti (perché no, quando si cerca lavoro), dall'altro si preoccupano di non essere troppo invasivi. Noi li possiamo solo ringraziare della gentilezza che ci hanno riservato, tutte e 35 le scuole medie del Cantone, come si definiscono loro "le 35 repubbliche".
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