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CHIASSO"Se un'azienda sta male in Italia, che resti in Italia"

26.09.13 - 15:47
Non si cercano aziende decotte, ma imprese in buona salute che sappiano creare vantaggi anche per il territorio che le ospiterà
Foto Ti-Press Davide Agosta
"Se un'azienda sta male in Italia, che resti in Italia"
Non si cercano aziende decotte, ma imprese in buona salute che sappiano creare vantaggi anche per il territorio che le ospiterà

CHIASSO - "Se un'azienda sta male in Italia, che resti in Italia". Moreno Colombo, il sindaco di Chiasso, ha voluto chiarire subito la tipologia delle imprese italiane che Chiasso sta cercando per il proprio territorio. Imprese a valore aggiunto che siano già in buona salute e sappiano creare utili a livello internazionale con vantaggi per il territorio e la manodopera ticinese.

 

Parole dette nel corso dell'incontro "Benvenuta impresa" alle centinaia di imprenditori italiani che hanno aderito all'iniziativa, organizzata dall'Associazione per il promovimento economico di Chiasso, sotto gli occhi attenti della stampa ticinese e quella italiana. Un incontro che si è chiuso poco prima delle 13:00.

 

Nella conferenza stampa tenutasi alla fine dell'incontro, Colombo, nel mostrare la quantità di carta su cui ci sono state oltre 700 iscrizioni di imprese italiane, ha spiegato che le aziende sono state informate oggi sui benefici che riceverebbero se decidessero di trasferirsi in Ticino, dalla fiscalità vantaggiosa alla semplificazione burocratica, dalla certezza del diritto alla disponibilità dell'ente pubblico.

 

Ma a patti chiari. "Le assunzioni devono essere fatte secondo criteri e salari svizzeri - ha spiegato Colombo. Non siamo contrari all'eventualità che le aziende portino in sede dipendenti propri già operativi in Italia, ma l'importante è che le aziende siano solide in maniera tale che nel produrre nuovo lavoro e attività, potranno assumere risorse umane ticinesi. Ma tutto questo con il controllo degli enti pubblici".

 

All'incontro oggi erano presenti molti avvocati e fiduciari, in quanto l'intento dell'iniziativa è che ogni azienda italiana che decide di trasferirsi a Chiasso crei una società in Ticino, seguiti da avvocati e fiduciari e dall'ente pubblico. "In realtà già oggi chi vuole venire a fare impresa in Svizzera - specifica Colombo - va dall'avvocato o dal fiduciario e crea l'impresa, ma con questa iniziativa noi vogliamo avere un quadro preciso di quello che accade sul nostro territorio, non trovarci delle brutte sorprese, ma seguire le aziende anche come ente pubblico e dare determinati paletti, ormai necessari. Di certo eviteremo effetti di dumping salariale, perché non ci interessano nuove segretarie frontaliere. Oggi se non c'è il controllo dell'ente pubblico, il rischio è che arrivi sempre più manodopera frontaliera. La nostra iniziativa vuole evitare che questo accada. Non è facile, ma il mio sarà un impegno in questa direzione e mettendo in rete queste nuove aziende forse eviteremo questa tendenza".

 

La tipologia di aziende che hanno aderito sono per il 99% legate al terziario. Del resto, l'intento del Comune è proprio quello di attrarre sul territorio imprese che operino in attività di servizi ad alto valore aggiunto e startup di società digitali, (queste ultime saranno supportate dalla Fondazione Agire). Proprio due aziende della fascia di confine specializzate nei servizi digitali hanno già aderito all'iniziativa dell'incubatore di Agire. "Di certo non puntiamo su aziende manifatturiere o artigiane, né a call center che sfruttano le risorse umane a 800 euro al mese. In passato ne abbiamo scoperti quattro".

 

Da parte del Comune e del Cantone saranno attivati vantaggi fiscali per le aziende che aderiranno, soprattutto per quelle imprese che assumono personale indigeno. Lo scopo del Sindaco è quello di poter impiantare 15 o 20 imprese per la fine del 2013. "Anche se ovviamente, nonostante il buon esito dell'iniziativa e la buona impressione che ho colto, è difficile dire chi aderirà veramente. Degli imprenditori che sono venuti c'è chi è venuto per fare una passeggiata, c'è chi ha voluto fare domande, c'è chi invece vorrebbe fare una prova, mantenere l'azienda in Italia e crearne un'altra in Ticino per un ampliamento internazionale e c'è infine chi vuole trasferirsi del tutto da noi. Staremo a vedere".

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