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LUGANO/ SIRIAÈ polemica su un ex sergente ticinese in Siria

11.07.13 - 09:22
Lui: "Difendo il mio popolo, ma non combatto". L'accusa: "Un mercenario al servizio degli estremisti islamici"
Keystone
È polemica su un ex sergente ticinese in Siria
Lui: "Difendo il mio popolo, ma non combatto". L'accusa: "Un mercenario al servizio degli estremisti islamici"

LUGANO - La comunità cristiano-aramaica svizzera è spaccata sul caso di Rafael (nome di fantasia), l’ex sergente dell'esercito elvetico intervistato da 20 minuti: partito l’estate scorsa, il 30enne locarnese (figlio di rifugiati cristiano-aramaici) sarebbe in Siria per “contribuire all’assistenza e alla difesa della comunità aramaica” a Qamishli, nel nord-est del Paese. "Volevo vedere la guerra e documentarla, ma anche stare vicino al mio popolo. Non sono venuto qui per combattere" ha raccontato il giovane.

“Un mercenario al servizio degli estremisti islamici” accusa Demircan Sabry, ex presidente della comunità di Lugano. “Non è il primo caso purtroppo, in Ticino e in Svizzera, di giovani aramaici partiti per combattere nella terra dei loro padri. Chiederemo al Consiglio federale chiarimenti e una reazione forte”.

In tutto, da quanto risulta a 20 minuti, sarebbero una decina i cittadini svizzeri di origini aramaiche partiti nell’ultimo anno per la Siria dai cantoni di Zugo, Ticino, Zurigo e San Gallo. “Si tratta di volontari, ragazzi partiti per dare una mano alla loro gente, con aiuti umanitari, e pronti anche a usare le armi, ma solo se vengono attaccati” spiega Besim Atabalgim, del centro culturale mesopotamico di Locarno. “Sono bravi ragazzi, non hanno nulla a che fare con gruppi estremisti e men che meno con Al Qaeda. I soldi che ricevono – continua Atabalgim – arrivano tutti dalle raccolte fondi fatte all’interno della comunità aramaica sparsa per la Svizzera e l’Europa”. Soldi usati anche per comprare armi. “Le armi servono, in una guerra civile: come ci si difende altrimenti?”.

Rafael, raggiunto al telefono da 20 minuti, la racconta diversamente. “Sono venuto in Siria per curiosità, per scoprire le mie origini e dare alla mia gente un aiuto umanitario in un momento tragico. Non per combattere. Mi difenderei se io e la mia gente venissimo attaccati, ma non è ancora successo. Ho solo dato qualche consiglio utile per l’addestramento di una milizia cristiana che, comunque, ha esclusivamente uno scopo difensivo”.

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