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LUGANOAccoltellamento alla Manor, promossi i capi d'accusa

18.05.22 - 12:03
La 29enne dovrà rispondere di tentato assassinio e di violazione alla legge che vieta i gruppi Al-Qaïda e Stato islamico
Rescue Media (archivio)
Fonte ats
Accoltellamento alla Manor, promossi i capi d'accusa
La 29enne dovrà rispondere di tentato assassinio e di violazione alla legge che vieta i gruppi Al-Qaïda e Stato islamico
La giovane aveva ferito due donne nel magazzino luganese il 24 novembre del 2020.

LUGANO - Nuovi sviluppi in merito all'aggressione di matrice jihadista avvenuta ai danni di due donne il 24 novembre 2020 alla Manor di Lugano. Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha comunicato oggi di aver promosso l'accusa presso il Tribunale penale federale (TPF) contro l'autrice, una ticinese di 29 anni, che, munita di un coltello, aveva scatenato il panico nel grande magazzino.

L'imputata, riferisce la procura federale in una nota, è accusata di tentato assassinio e di violazione della legge federale che vieta i gruppi "Al-Qaïda" e "Stato islamico" nonché le organizzazioni associate. Dinanzi al tribunale dovrà rispondere anche di esercizio illecito della prostituzione.

Dal momento dell'arresto, il giorno stesso del fatto di sangue, la donna si trova in carcerazione preventiva e dall'agosto 2021 in esecuzione anticipata della pena. Secondo l'accusa, la diretta interessata ha agito con «premeditazione e particolare mancanza di scrupoli».

Infatti, ha scelto a caso le sue vittime e le ha aggredite brutalmente con un coltello, «con l'intento di ucciderle e spargere così il terrore tra la popolazione» e «suscitare un ampio interesse mediatico». Stando all'MPC si è trattato insomma di un vero e proprio atto terroristico in nome dell'ISIS, perpetrato per propagarne l'ideologia.

Una delle due donne aggredite aveva riportato gravi ferite alla gola. La seconda invece, era riuscita, insieme ad altre persone presenti sul posto, a fermare l'assalitrice e a trattenerla fino all'arrivo della polizia.

La 29enne nel 2017 voleva recarsi in Siria per incontrare un combattente jihadista del quale si era innamorata tramite social media. Era però stata fermata al confine con la Turchia e rimpatriata. Da allora, ha sofferto di problemi psichiatrici ed è stata ricoverata in un apposito istituto.

Le inchieste sui reati di stampo jihadista e quindi terroristico rientrano tra le competenze dell'MPC, che per questo ha assunto subito la direzione delle indagini. Nel comunicato odierno, il Ministero pubblico tiene anche a ringraziare le autorità ticinesi per la «rapida attuazione delle prime misure urgenti» e per la «buona collaborazione» e ricorda che, fino al passaggio in giudicato della sentenza, vale la presunzione d'innocenza.

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