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Un Primo Maggio tra lavoro, Ucraina e clima

BELLINZONAUn Primo Maggio tra lavoro, Ucraina e clima

01.05.22 - 14:07
Un migliaio di persone ha sfilato tra le vie di Bellinzona per una festa dei lavoratori un po' diversa.
Ti-Press (Pablo Gianinazzi)
Un Primo Maggio tra lavoro, Ucraina e clima
Un migliaio di persone ha sfilato tra le vie di Bellinzona per una festa dei lavoratori un po' diversa.
Lo slogan di questa edizione è stato "pace, dignità, solidarietà". «La pace, ha spiegato il presidente dell'USS Renato Minoli, è una condizione indispensabile per una vita dignitosa, un lavoro dignitoso, un salario dignitoso».

BELLINZONA - È un Primo Maggio diverso quello andato in scena oggi a Bellinzona. La festa dei lavoratori che dal 1890 si svolge (quasi) ininterrottamente - unica eccezione quella del 2020 quando la manifestazione venne annullata dalla pandemia di Covid-19 - quest'anno ha presentato anche altre tematiche, come il cambiamento climatico e la guerra in Ucraina.

Tre parole - «Pace, dignità, solidarietà». Sono queste le parole chiave per il migliaio di persone che oggi è sfilato tra le vie di Bellinzona (a Zurigo erano in dodicimila) per manifestare. «È un clima anomalo segnato dal ritorno della guerra in Europa», ha sottolineato il presidente dell’Unione Sindacale Svizzera (USS) Ticino e Moesa Renato Minoli, aprendo la carrellata d'interventi dal palco di Piazza Governo.  Interventi che hanno toccato le tante questioni che preoccupano le lavoratrici e i lavoratori elvetici: gli attacchi ai diritti pensionistici, le persistenti discriminazioni di genere, l’erosione del potere d’acquisto, lo smantellamento del servizio pubblico. «La pace - ha continuato Minoli - è una condizione indispensabile per una vita dignitosa, un lavoro dignitoso, un salario dignitoso».

La guerra d’aggressione russa dell’Ucraina è stata denunciata con parole forti anche da Luca Torti del Comitato ticinese contro la guerra, una realtà che promuove la solidarietà con la popolazione ucraina e con gli oppositori di Putin in Russia. Oltre che auspicare «il ritiro incondizionato dell’esercito russo», Torti, «a nome di tutte le lavoratrici e i lavoratori svizzeri», ha in particolare lanciato un monito affinché le autorità federali elvetiche e i Cantoni «siano molto più rigorose ed efficaci nell’applicare le giuste sanzioni» contro gli oligarchi russi che continuano a fare affari sul nostro territorio. E la Svizzera dovrebbe anche «estendere la generosa politica di aiuti nei confronti dei profughi ucraini» a tutti i rifugiati, «indipendentemente dal paese di provenienza», ha sottolineato Torti ricevendo gli applausi della piazza.

Sanità e socialità - Una piazza a cui Icilio Polidoro, infermiere e membro di comitato del sindacato VPOD Ticino, ha invece voluto ricordare la necessità di «maggiori investimenti per migliorare il settore sociosanitario ticinese», sempre in attesa di risposte dopo aver «operato in condizioni molto difficili durante la pandemia». Investimenti necessari anche per la scuola, altro ambito centrale del servizio pubblico, che il decreto legislativo per il contenimento della spesa (il cosiddetto “decreto Morisoli”) in votazione il prossimo 15 maggio minaccia pesantemente, ha ricordato Polidoro invitando a votare no ai tagli e a un risanamento finanziario che va a scapito della maggioranza della popolazione.

La protesta delle donne - I diritti pensionistici, in particolare quelli delle donne, sono invece stati al centro delle riflessioni proposte da Angelica Sorrentino, militante di Unia, la quale ha ricordato come la Riforma AVS 21 (contro cui è stato promosso con successo il referendum e su cui si voterà in autunno) vada «solo a scapito di una delle fasce più deboli del paese, noi donne!». Innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni: «Questa è la risposta che ci è stata data dopo il nostro sciopero del 14 giugno 2019», ha ricordato con fermezza Angelica Sorrentino. «Noi donne lo gridiamo forte di nuovo oggi che non siamo d’accordo di pagare sulle nostre spalle tutto il prezzo di questa riforma. Lavoriamo per un salario del 20-30 per cento inferiore e portando il peso della gestione della famiglia sulle nostre spalle lavoriamo il doppio degli uomini».

Uno sguardo al clima - Sul palco di Piazza governo sono infine saliti anche due rappresentanti dello Sciopero per il futuro, che hanno ribadito l’urgenza e la necessità di un «cambiamento radicale verso un sistema più sociale e sostenibile». E un modo per farlo è quello di ridurre il tempo di lavoro, in particolare introducendo la settimana di quattro giorni lavorativi a parità di salario, hanno rivendicato i due giovani militanti dando appuntamento per la prossima mobilitazione prevista il 21 maggio.

 

 

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