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CANTONERustici, il Consiglio Nazionale chiede il condono edilizio

17.03.22 - 09:34
Sì della camera bassa alla conservazione dopo 30 anni dalla costruzione fuori zona edificabile.
Tipress
Fonte Ats
Rustici, il Consiglio Nazionale chiede il condono edilizio
Sì della camera bassa alla conservazione dopo 30 anni dalla costruzione fuori zona edificabile.

BELLINZONA - No alla demolizione. Gli edifici costruiti illecitamente fuori dalle zone edificabili devono beneficiare di un condono edilizio dopo 30 anni dalla loro edificazione. Lo chiede una mozione approvata oggi dal Consiglio nazionale con 92 voti contro 84 e una astensione. L'atto parlamentare concerne in modo particolare i rustici della Svizzera italiana, i mazot vallesani e i maiensässe grigionesi.

La decisione del TF - L'atto parlamentare è stato depositato dopo una sentenza del Tribunale federale che fa giurisprudenza. Esprimendosi sul caso di un deposito lucernese situato in zona agricola, il TF ha deciso che queste costruzioni illegali devono essere demolite, anche se costruite prima del 1983.

Duemila solo in TIcino - Secondo i calcoli della televisione svizzero tedesca SRF, sono circa 600'000 gli edifici situati fuori zona edificabile. In Ticino il direttore del dipartimento del territorio Claudio Zali ha evocato la cifra di 2'000 rustici, ha indicato oggi il relatore commissionale Mike Egger (UDC/SG).

Trent'anni bastano - Secondo il sangallese, l'applicazione della decisione del TF comporterebbe oneri amministrativi sproporzionati e ingestibili per le autorità cantonali e comunali competenti. Non si tratta di proteggere le persone che agiscono illegalmente, ha proseguito Egger. Tuttavia, se un Comune in 30 anni non è stato in grado di contestare un edificio costruito fuori zona edificabile, allora si dovrebbe applicare la prescrizione. Questo periodo è infatti più che sufficiente per scoprire tali costruzioni e farle demolire.

Prescrizione standard - Prevedendo che l'obbligo di ripristinare la situazione conforme alla legge si estingua dopo 30 anni, come previsto per gli edifici costruiti all'interno delle zone edificabili, non si fa altro che garantire la parità di trattamento, ha precisato l'altra relatrice commissionale Christine Bulliard-Marbach (Centro/FR). In assenza di una disposizione chiara in materia, finora si partiva del resto dal principio che anche fuori zona edificabile si applicava la prescrizione dopo un trentennio. Anche perché dopo 30 anni è difficile risalire alle circostanze che hanno portato alla costruzione di un edificio contestato, ha sostenuto l'esponente dell'Alleanza del Centro. Con questa mozione, ha proseguito la friburghese, aumenterebbe la sicurezza giuridica per i proprietari e gli utilizzatori di queste strutture.

I contrari - È proprio per garantire l'uguaglianza del diritto che occorre respingere la mozione, ha replicato Ursula Schneider Schüttel (PS/FR). È una questione di rispetto per chi si adegua alla legge. I giudici di Mon Repos, ha ricordato la friburghese, non si sono espressi su piccole costruzioni agricole come si vuole far credere, ma su deposito costruito illegalmente su suolo agricolo.

Il territorio - Per Schneider Schüttel demolire le costruzioni illegali fuori zona edificabile è conforme agli obiettivi della pianificazione del territorio che prevedono un uso parsimonioso del suolo. La zona non edificabile dovrebbe essere libera da costruzioni. «È il principio stesso della separazione delle zone», ha aggiunto.

«Basta illegalità» - Da parte sua, la consigliera federale Simonetta Sommaruga ha sostenuto come la mozione ricompensa chi ha costruito in modo illecito. «Non capisco questo bisogno di proteggere un atto illegale», ha sostenuto. Tali abusi edilizi hanno un impatto sensibile sul paesaggio, la natura e l'ambiente e possono anche influenzare la gestione agricola. «Stiamo parlando di costruzioni illegali», ha sottolineato più volte la ministra del territorio. «Chi volete proteggere?», si è chiesta Sommaruga. Compito delle autorità è fare in modo che chi costruisce in modo illegale non venga privilegiato, ha aggiunto, invano, la consigliera federale. L'atto parlamentare passa ora al Consiglio degli Stati.

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