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CANTONEInverno caldo e secco: «Abituiamoci ai fenomeni estremi»

08.02.22 - 18:07
Non piove, non nevica e viene quasi da uscire di casa con le maniche corte
tio/20minuti/DG
Il delta del Vedeggio ad Agno.
Il delta del Vedeggio ad Agno.
Inverno caldo e secco: «Abituiamoci ai fenomeni estremi»
Non piove, non nevica e viene quasi da uscire di casa con le maniche corte
Una situazione straordinaria? Sempre meno. Secondo gli esperti la norma sarà vivere «periodi di siccità e forti precipitazioni in estate»

LUGANO - La sottile lingua di terra comparsa nei pressi della Foce del Vedeggio, in quel di Muzzano, si mostra come una sorta di isolotto spuntato dal nulla, ora popolato dai gabbiani. Opera dell’uomo? No, tutto “merito” delle temperature eccezionali che, ancora oggi, hanno raggiunto i 15 gradi in quel di Lugano. 

Con i giorni della merla appena trascorsi, è certamente un tempo da considerarsi mite. Lo confermano i dati dell'Ufficio cantonale di statistica (Ustat), secondo cui sono sessant'anni che non si vedeva un gennaio così soleggiato. E a risentirne sono ovviamente i livelli di fiumi e laghi. 

Due mesi che non piove - «Le ultime precipitazioni degne di nota risalgono all'8 di dicembre - conferma dalla sua postazione, in quel di Locarno Monti, il meteorologo Guido Della Bruna -. Abbiamo avuto qualche goccia tra il 3 e il 4 gennaio e poi ancora la mattina del 7 febbraio, ma che non ha raggiunto nemmeno il Sottoceneri». Insomma, sono due mesi che non piove davvero. 

Non aiutano nemmeno le spruzzate di neve, deboli peraltro, avute di recente lungo le Alpi e che non scioglieranno certamente nelle prossime settimane. «Attualmente abbiamo il Ceresio a 270 metri sul livello del mare», sottolinea Della Bruna. Insomma, praticamente lo stesso livello registrato qualche giorno addietro alla stazione di Ferrera a Melide (269.96 metri s.l.m), e che segnava un record, purtroppo in negativo. Non sta meglio il Verbano, fermo a 192,61 metri s.l.m. 

Purtroppo non sono previste inversioni di tendenza, almeno nel breve periodo. «Manca ancora un mese alla fine dell’inverno ma dalle prime indicazioni vediamo che le prossime settimane non andranno diversamente da quelle che le hanno precedute». Secondo il previsore di Meteo Svizzera, dalle prime proiezioni «saremo nella top 10 degli inverni più caldi, secchi e soleggiati dall’inizio delle misurazioni». 

«Neve? Mai così poca in questo periodo» - A farne le spese sono chiaramente le stazioni sciistiche, nonostante qualche debole nevicata registrata negli ultimi giorni: «Se parliamo di centimetri di neve, alla fine di gennaio eravamo ai minimi storici in diverse stazioni a sud delle Alpi. Penso a Bosco Gurin, ma anche a San Bernardino. Non era praticamente mai successo arrivati a questo periodo dell’anno». 

Per essere precisi, la media di neve presente al suolo in gennaio a Bosco Gurin è stata di appena un centimetro, il valore più basso dall'inizio dei rilevamenti. A San Bernardino ha raggiunto i sei centimetri: solo nel 2017 e nel 2002 era stata più bassa.

«Dovremo abituarci ai fenomeni estremi» - Situazioni, queste appena descritte, che si continua a definire eccezionali, ma alle quali dovremo abituarci. «Negli ultimi decenni stanno aumentando gli eventi estremi con forti precipitazioni in estate e prolungati periodi di siccità. Tra l’altro, secondo i nostri modelli climatici, tutto ciò si confermerà anche per i prossimi anni. La tendenza, insomma, è quella di un'estremizzazione di questi fenomeni climatici».

Pochi rischi per la vegetazione «ora a riposo» - Contadini in apprensione? «Preoccuperà molto se la situazione dovesse continuare così, senza pioggia, in particolare per le colture all’aperto e la crescita dell’erba e delle colture in generale - sottolinea Sam Genini, segretario agricolo cantonale dell’Unione Contadini Ticinesi -. Chiaramente ora la vegetazione è “a riposo” e quindi l’impatto diretto del clima è meno importante rispetto a quando si uscirà dalla pausa invernale».

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