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CANTONE«Il Cantone mostri coerenza sul sostegno ai familiari curanti»

20.12.21 - 15:03
Una dipendente cantonale chiede il congedo di tre giorni per occuparsi del fratello e della madre.
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«Il Cantone mostri coerenza sul sostegno ai familiari curanti»
Una dipendente cantonale chiede il congedo di tre giorni per occuparsi del fratello e della madre.
La risposta che ottiene è però negativa. Pro Infirmis: «Lo Stato emana una legge e poi non la fa rispettare al suo interno».

LUGANO - «Mi chiamo Anna*, ho 51 anni e da oltre 15 anni sono familiare curante di mio fratello (con un’importante disabilità) e di mia madre (83 anni). Siccome lavoro, mio fratello rimane con mia madre nel pomeriggio (la mattina abbiamo una badante). Io lavoro per il Cantone».

È questo l'incipit di una mail inviata negli scorsi giorni presso la casella di posta elettronica di Pro Infirmis. Oggetto dello scritto sono le nuove normative federali in materia di conciliabilità lavorativa per i familiari curanti. Norme che, segnala Pro Infirmis: «il DFE e il DSS chiedono di applicare, ma poi l’Amministrazione cantonale non lo fa con i propri dipendenti».

Il caso di Anna sarebbe esemplare. «Purtroppo - scrive infatti la donna - qualche giorno fa, mia madre ha avuto un incidente ed è all'ospedale e come potete immaginare sono in grave difficoltà. Per questo motivo ho chiesto di poter avere il congedo per familiari curanti di tre giorni - con regolare certificato medico - come previsto nella legge federale concernente il miglioramento dell'attività lucrativa e assistenza ai familiari, entrata in vigore il 1 gennaio 2021. Con mia enorme sorpresa ho avuto la risposta negativa e sono davvero perplessa».

La domanda che si pone Anna, e che Danilo Forini (direttore Pro Infirmis Ticino e Moesano) rilancia, è la seguente: «Possibile che lo Stato che emana una legge che sostiene i familiari, poi non la faccia rispettare al suo interno?».

La missiva della 51enne fa riferimento alla recente modifica del Codice delle obbligazioni che prevede: "Il lavoratore ha diritto a un congedo pagato per il tempo necessario all’assistenza a un familiare o al partner con problemi di salute; il congedo ammonta tuttavia al massimo a tre giorni per evento e dieci giorni all’anno".

La donna, in sostanza, se lavorasse nell’economia privata potrebbe ottenere dal suo datore di lavoro un congedo di tre giorni per curare il fratello e la madre. «I servizi del personale del Cantone gli hanno invece risposto che ciò non è possibile - sottolinea Forini -. Forse non tutti sanno che il Codice delle obbligazioni e la Legge federale sul lavoro non si applicano alle amministrazioni pubbliche. Dunque, ciò che sono tenuti a fare i datori di lavoro privati, non lo sono automaticamente Cantone e comuni».

Rimarrebbe così in vigore la normativa attuale che prevede un congedo corto unicamente "per malattia grave del coniuge, del partner registrato, dei figli, della madre e del padre". «E per malattia grave - precisa il direttore di Pro Infirmis - s’intende solo in caso di pericolo di vita».

Forini invita quindi la Commissione della Gestione e il Gran Consiglio a «correggere questa “svista” del Consiglio di Stato». «Un grammo di buon esempio vale più di un quintale di parole».


(*nome di fantasia: alcuni dettagli sono stati leggermente modificati per garantire la tutela della privacy)

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