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CANTONESex worker: «È una professione e come tale va rispettata»

14.12.21 - 08:02
Primis ha realizzato un video, rivolto alle operatrici del sesso, che invoca il rispetto per la loro professione.
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Sex worker: «È una professione e come tale va rispettata»
Primis ha realizzato un video, rivolto alle operatrici del sesso, che invoca il rispetto per la loro professione.
Questa l'idea dietro il progetto «Pre@gire»: «Rafforzare nelle persone che lavorano nei servizi erotici le competenze per gestire la propria attività in autonomia e sicurezza»

LUGANO - Clienti che si sentono superiori e provano a umiliare le ragazze. O che non capiscono che stanno pagando per un servizio e che non è una relazione amorosa. Ma anche clienti "furbi", che cercano di pagare con soldi falsi, o che pretendono più di quanto concordato. Per non parlare dello sfruttamento e dei rischi di diffamazione. 

Sono situazioni, queste, comuni alle operatrici che lavorano nei servizi erotici. Lo rivela la campagna di prevenzione alla violenza "Fai valere i tuoi diritti" che ha visto la creazione di diversi video di sensibilizzazione rivolti sostanzialmente alle professioniste del sesso. 

Un lavoro che va rispettato - Il messaggio in questo senso è molto chiaro, come spiega Vincenza Guarnaccia, responsabile di Primis (l’associazione di Zona Protetta che offre supporto di carattere sanitario e sociale a chi esercita la prostituzione): «Il lavoro del sesso a pagamento è un'attività legale e indipendente in Svizzera. Una professione, dunque, e come tale va rispettata».

Da qui l'idea del progetto «Pre@gire», realizzato da Primis in collaborazione con MayDay e finanziato da FedPol, che ha quale obiettivo «il rafforzare nelle persone che lavorano nei servizi erotici le competenze per gestire la propria attività in autonomia e sicurezza salvaguardando la propria integrità fisica, psichica e il proprio stato di salute».

Come? «Abbiamo pensato di creare dei prodotti online rivolti alle persone che lavorano nel settore della prostituzione», prosegue Guarnaccia. Per renderli fruibili e condivisibili, ad esempio tramite la rete WhatsApp, si è pensato quindi a dei brevi video. «Lo scorso anno - causa Covid e quindi la necessità di aiuti economici per queste professioniste rimaste di colpo senza lavoro -, ci ha portato ad avere un maggior contatto con le operatrici del sesso. Con loro abbiamo cercato di approfondire il tema della violenza, provando a individuarne i diversi aspetti».

Tante storie diverse - Sono state così interpellate diverse ragazze/donne attive anche in Ticino. «Abbiamo raccolto i punti di vista di un gruppo sufficientemente eterogeneo.  In tutto, 14 professioniste di diverse nazionalità (Romania, Brasile, Bulgaria, Marocco, Italia, Colombia, Congo) e di età compresa tra i 22 e 50 anni hanno collaborato attivamente alle diverse fasi di realizzazione dei video».

Le storie emerse hanno portato a galla più episodi di violenza, non sempre fisica. «Dal cliente che le considera alla stregua di un oggetto, agli scontri con le colleghe per una questione di concorrenza... Sono emersi tutta una serie di reati che vanno a colpire la dignità della persona - sottolinea Guarnaccia -. Questo purtroppo è un mestiere che espone particolarmente al rischio di subire violenze, per non parlare dello stigma che pesa sulla categoria».

Mancanza di rispetto, sfruttamento e rischi importanti - Dove c'è mancanza di rispetto, a volte ci sono anche rischi importanti: «Tra le varie storie emerse, anche quelle di clienti che tolgono o rompono intenzionalmente il preservativo». Per non parlare dello sfruttamento, spesso celato dietro un pseudo "compagno". «Abbiamo incontrato giovani ragazze rumene che ci hanno raccontato di questi "fidanzati". Con loro abbiamo cercato di capire quanto questi siano veramente innamorati o se magari se ne stiano approfittando», prosegue l'esperta.

Le lavoratrici, a quanto pare, hanno accolto l'idea con entusiasmo: «Hanno avuto modo di confrontarsi, ma anche di portare qualcosa. Quelle che hanno partecipato si sono sentite riconosciute come persone e come professioniste in grado di portare il proprio punto di vista. Questo le ha motivate molto». 

Non solo per le operatrici del sesso - I filmati sono rivolti in primo luogo alle stesse professioniste. «Ma sono diretti anche verso il cliente e la popolazione in generale. Da qui l'idea di fare un comunicato stampa per dare voce alla necessità di riconosce il mestiere e la dignità delle sex worker».

Nuovi progetti - Il cammino, già iniziato negli scorsi anni, non termina qui: «Per l'anno prossimo vogliamo portare nuovi contenuti, questa volta rivolti ai clienti. L'idea è di sottolineare non tanto gli aspetti negativi, quanto i comportamenti positivi che "ci piacciono"». 

D'altra parte il progetto non è fine a se stesso, ma si inserisce in una serie di attività che Primis svolge già da tempo: «Abbiamo tre mediatrici che si recano regolarmente nei luoghi in cui è esercitato questo mestiere, soprattutto per parlare del tema della salute, ma anche per lasciare i propri riferimenti ed essere eventualmente ricontattate - conclude Guarnaccia -. Non facciamo solo prevenzione, ma anche consulenza e, già da molti anni, assieme a MayDay lavoriamo per cercare di prevenire le forme di sfruttamento».

È possibile vedere tutti i video della campagna di prevenzione alla violenza sul sito di Primis https://primisticino.ch/preagire/.

Primis, servizio di Zonaprotetta, si rivolge alle professioniste e ai professionisti del sesso che lavorano in Canton Ticino. La "mission": promuovere la salute sessuale e i diritti correlati delle persone che si prostituiscono; promuovere la salute e ridurre i rischi legati all’esercizio della prostituzione, in particolare inerenti la trasmissione dell’HIV e delle altre infezioni sessualmente trasmissibili; favorire l’accesso ai servizi di aiuto sociale, giuridico, amministrativi, ecc.; garantire l’accesso alle cure e alla prevenzione; combattere la stigmatizzazione e l’esclusione sociale.

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