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CANTONENatale in arrivo, ancora col Covid. La ricetta di Garzoni per viverlo al meglio

25.11.21 - 07:30
Il direttore sanitario della Clinica Moncucco invita alla prudenza: «Proteggiamoci, per noi e per gli altri».
tipress
Natale in arrivo, ancora col Covid. La ricetta di Garzoni per viverlo al meglio
Il direttore sanitario della Clinica Moncucco invita alla prudenza: «Proteggiamoci, per noi e per gli altri».
Quindi sui momenti di maggior socialità che si verranno a creare: «Evitiamo di dare la mano a tutti e di perderci in baci e bacetti. Usiamo la testa».

LUGANO - Manca un mese a Natale ed è già corsa ai regali. Ma anche voglia di riunirsi per quegli aperitivi e cene tipici delle festività imminenti. Insomma, ci si incontrerà di più, più spesso e al chiuso. Tutto questo dovendo affrontare, ancora una volta, un inverno che potrebbe essere all'insegna di nuove restrizioni.

Cosa ci dobbiamo aspettare entro la fine dell'anno? Lo abbiamo chiesto al direttore sanitario della Clinica Luganese Moncucco, Christian Garzoni.
«Difficile fare pronostici, ma la situazione attorno a noi sta ritornando a essere preoccupante. L'Austria e la Germania dimostrano che il virus può ripartire, specie in regioni in cui l'adesione alla campagna vaccinale è stata insufficiente».

Anche in Svizzera la curva sta salendo...
«La Svizzera tedesca è ad alto rischio per lo stesso motivo. La situazione in Ticino è migliore, ma nemmeno di tanto».

Natale da reclusi, quindi?
«No, ma è chiaro: la prudenza è obbligatoria. Dobbiamo ricordarci che non va abbassata la guardia, non ancora. Darsi la mano, quindi, resta vietato. L'uso della mascherina è consigliato e lo stesso valga per la pulizia costante delle mani».

Qualche accortezza particolare quando si è tra le vie dello shopping?
«Nei negozi si tengano le mascherine ben indossate. Ed è bene disinfettarsi frequentemente le mani quando si toccano oggetti toccati da tutti. È educato disinfettarsi le mani già all'entrata di un negozio. Infine cerchiamo di evitare di assembrarci per troppo tempo e con troppe persone che ti stanno addosso. Per il resto viviamo al meglio lo shopping, ognuno è libero di poterlo fare, ma con la testa».

Un suggerimento che si sente di dare?
«Ci vuole una responsabilità individuale e sociale importante, in questo momento. Quella che si pensa una banale influenza potrebbe essere Covid. Quindi ci si deve fare il test. Incontro tutti i giorni pazienti che hanno un po' di raffreddore e pensano non sia nulla. Ricordiamoci bene che il Coronavirus può manifestarsi anche come un normale raffreddore, quindi chi ha dei sintomi si deve testare e se positivo restare a casa, e non andare in giro a infestare i negozi».

E poi c'è sempre il vaccino...
«Sono purtroppo note le difficoltà che si stanno incontrando a far accettare questo vaccino. Io però invito chi deve ricevere la terza dose a farlo rapidamente e senza paure. In ospedale vediamo arrivare anche anziani e persone che hanno il sistema immunitario indebolito, oltre che i non vaccinati, quindi persone la cui immunità sta andando pian piano diminuendo. Gli altri? Quasi quotidianamente ricovero giovani non vaccinati. E qualcuno finisce anche in cure intense, purtroppo. Ricoveri evitabilissimi con il vaccino, tanto che spesso i pazienti si pentono aver scelto di non vaccinarsi».

Ci apprestiamo a dover affrontare momenti di maggior socialità. E cene tra amici. Vaccinati e non... Come ci si muove?
«Abbiamo tanti strumenti per ridurre i rischi. Poi dipende da quanto ognuno li voglia utilizzare. Se ho sintomi, mi devo testare prima di vedere altre persone. Se non sono vaccinato e vado a cena con soggetti a rischio, mi faccio per educazione un tampone. Se vado a mangiare dai nonni ultra 80enni, faccio sempre un tampone, potrei essere asintomatico. Io quando vado a cena dai miei genitori lo faccio anche se sono vaccinato. Evitiamo poi i contatti fisici inutili. Non devo dare la mano quando arrivo a una tavolata di 20 persone, così come non devo dare baci e bacetti a tutte le ragazze che ci sono sedute. Saluto, mi siedo, mi metto al mio posto e mangio con gli altri. Se poi vado a vedere uno spettacolo o sono in un luogo affollato tengo la mascherina (anche a teatro o a una partita)».

Nel privato Garzoni ci prova a convincere gli scettici del vaccino?
«Io sono confrontato quotidianamente con persone non vaccinate. Penso alle consultazioni di medicina di famiglia che conduco. Quello che noto è che la gente teme un vaccino che è tutt'altro che pericoloso - messo sulla bilancia rispetto a un covid potenzialmente mortale e/o con severe conseguenze - e poi non ha paura di fumarsi un pacchetto di sigarette al giorno. Trovo che il problema di fondo siano spesso una non conoscenza dell'argomento e paure irrazionali che, purtroppo, sono difficili da vincere».

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