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BELLINZONALa furbata, otto franchi per una caraffa d'acqua: ecco perché

08.11.21 - 06:00
Avevano chiesto una brocca d'acqua (del rubinetto). Prezzo assurdo. La scusa? C'era il filtro...
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La furbata, otto franchi per una caraffa d'acqua: ecco perché
Avevano chiesto una brocca d'acqua (del rubinetto). Prezzo assurdo. La scusa? C'era il filtro...
In cinque avevano consumato oltre 270 franchi. Ma non è bastato per fare chiudere un occhio al cameriere.

BELLINZONA - Ci risiamo. Ancora una volta ci ritroviamo a parlare dell'acqua del rubinetto venduta a peso d'oro in un ristorante. Stavolta con uno stratagemma che gioca coi significati delle parole. Risultato? Otto franchi per una caraffa d'acqua da un litro. È accaduto di recente in un locale della periferia bellinzonese a cinque persone che complessivamente avevano consumato (esclusa la brocca) per ben 273 franchi; 281 compresa la brocca.

Le due brocche – Ordinano tutti almeno una portata e un calice di vino. In più viene chiesta una bottiglia d'acqua gassata e una caraffa d'acqua. L'acqua arriva in entrambi i casi suddivisa in due brocche. Anche quella gassata. La cena scorre via liscia fino al conto. In cui spiccano 16 franchi alla voce acqua. I clienti chiedono spiegazioni al cameriere sul motivo per cui anche l'acqua del rubinetto costi otto franchi. Lui si giustifica dicendo che tutta l'acqua, gassata e non, viene filtrata tramite un apposito apparecchio. E quindi quella non è paragonabile all'acqua del rubinetto, bensì a quella in bottiglia.  

Giocare con le parole – Il problema sta a monte. In Ticino se un cliente chiede una caraffa d'acqua naturale il significato dovrebbe essere chiaro: si parla di acqua del rubinetto. Non di acqua filtrata. In quest'ultimo caso, sarebbe il cameriere a dovere precisare le condizioni. Ma il cameriere al momento dell'ordinazione non ha mostrato i prezzi e non ha precisato che l'acqua sarebbe stata filtrata in un determinato modo. E al momento delle rivendicazioni dei clienti non ha voluto sentire ragioni. Nemmeno una volta scoperto il malinteso, ha cercato il compromesso. Nessuno sconto. Nessun digestivo offerto. Nemmeno un gesto di scusa. 

Il cameriere che era anche gerente – GastroTicino sulla questione dell'acqua del rubinetto si è espressa più volte. Raccomandando buonsenso da entrambe le parti. Giusto fare pagare una caraffa un franco o due perché c'è di mezzo il servizio. Questo è un caso un po' diverso però. Perché i clienti, pur avendo ordinato una caraffa d'acqua, non hanno specificato "del rubinetto". E chi stava dall'altra parte ci ha oggettivamente marciato sopra. Quando è stato chiesto al cameriere chi fosse il gerente, la risposta è stata spiazzante. «Forse sono io, o forse è lei», esclama l'uomo con ironia indicando una collega. Insomma, come perdere cinque clienti in una sera sola. 

Le cose vanno messe in chiaro – Una segnalazione analoga arriva anche dal Locarnese. Target del locale un po' più basso, ma dinamica più o meno simile. Con il filtro dell'acqua a fungere da maggioratore del prezzo. «La legge parla chiaro – sostiene Ivana Caldelari Magaton, redattrice responsabile de "La Borsa della spesa", il periodico dell'ACSI –. Se un cliente mangia pasti principali, ha diritto ad avere dell'acqua del rubinetto gratuitamente. Tanto più se consuma anche del vino. Nel caso specifico il cameriere avrebbe dovuto avvisare i clienti in merito alla procedura del locale. Perché è normale che se uno ordina una caraffa d'acqua solitamente intende acqua del rubinetto. Con un conto da oltre 270 franchi non bisognerebbe speculare su queste cose...»

Cosa dice il Servizio giuridico di GastroTicino – Tio/20Minuti ha interpellato anche il Servizio giuridico di GastroTicino. «Se si ha a che fare con acqua filtrata da apposite macchinette, è giusto che il cliente la paghi. Però il tutto deve essere esplicitato da parte del cameriere o dall'esercente. Il listino dei prezzi deve essere esposto in modo visibile. Se un cliente chiede una caraffa d'acqua, il cameriere deve specificare se si tratta di acqua filtrata. Se non lo fa e la porta comunque al tavolo, l'esercizio pubblico è nel torto e il cliente ha il diritto di non pagarla». 

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